Inter e Roma, l’ultima spiaggia

Inter e Roma, l’ultima spiaggia

SHARE

Daniele De Rossi Inter-Roma 1-1GAZZETTA DELLO SPORT – L. GARLANDO – Una contro l’altra, a salvarsi la stagione in una notte di Coppa Italia. Non erano questi i piani di Inter e Roma. Non erano queste le attese. Prendiamo il primo allenatore d’Italia: Cesare Prandelli. Pronostico d’inizio stagione: la Juve e poi? «Roma e Inter». In tanti lo pensavano perché i due club vantavano un bacino di qualità e di campioni importante, animato dall’orgoglio di chi vuole ripartite. E invece è andato tutto a rotoli. Perché?

Mercato L’Inter in realtà era già minata dagli errori estivi.AStramaccioni erano stati promessi almeno un attaccante esterno (Lucas, Lavezzi) e un erede di Maicon, senza accenni alla dismissione di Snejider, per attrezzare il 4-2-3-1 che ama. E’ stato assunto per questo. Visto il devastante Lucas col Barcellona? Immaginate Lucas, Snejider (Guarin) e Palacio a sostegno di Milito, con Cassano ricambio di classe. Avrebbe avuto un senso e parecchie ambizioni. Lo scippo degli sceicchi parigini, mai compensato, costringe il tecnico a un’odissea tattica infinita. Non cambia per gioco, ma per necessità. Gli avessero consentito il 4-2-3-1 non si sarebbe mosso da Itaca. Zeman, tornato tra gli osanna, è attrezzato molto meglio. Non ha le proverbiali ali da corsa, ma può fare il calcio che ama. Infatti già alla 2ª giornata, Inter-Roma 1-3, si nota la differenza.

Illusione Zeman Strama nell’incrocio di San Siro ha in cantiere il 4-3-1-2. Ma se nel 4-2-3-1 potevano bastargli due buttafuori davanti alla difesa, nella mediana a tre gli servirebbero un regista e qualità che non ha in casa. Zeman, manco a dirlo, è 4-3-3, ma con un paio di interessanti rivisitazioni. Prima: Totti si scambia la fascia sinistra con Osvaldo e da qui manda in gol Florenzi. Seconda: la squadra non perde mai equilibrio. San Siro annuncia un Boemo nuovo, tatticamente ammorbidito: ora adegua il dogma agli interpreti e ha scoperto il piacere di difendersi. Si può sognare. Ma alla 6ª arriva la prima dolorosa smentita: 4-1 allo Juventus Stadium. Affrontare la folta e rabbiosa mediana di Conte con lo statuario Tachtsidis al centro, senza accorgimenti e senza il soccorso di un tridente ambizioso (Lamela, Osvaldo, Totti) è un suicidio. Indoppio. Il solito Zeman. Perdere il derby non aiuta.

Illusione Strama Strama intanto smanetta il cubo di Rubrik ed esce la difesa a 3. Manca qualità? Proviamo con più densità e aggressività a centrocampo. L’Inter sbanca il Bentegodi con il 3-5-2 e mette in fila 7 vittorie; l’ultima allo Juventus Stadium, contro la capolista imbattuta da 49 partite, incendia gli entusiasmi. Con il tridente Palacio, Milito, Cassano e il cambio di marcia di Guarin nella ripresa, Stramaccioni incarta Conte. Se Moratti crede ancora al suo giovane tecnico è per quella striscia di vittorie: sa che cosa può ricavare da una squadra di titolari, in buona condizione atletica, con un assetto tattico rodato. Dallo Stadium in poi non potrà più.

Tramonto boemo Da dicembre a febbraio laRomasale sulle montagne russe: regala spettacolo con Fiorentina e Milan (doppio 4-2), le prende di brutto da Napoli (4-1) e Cagliari (4-2). O ne fa 4 o ne prende 4: Zeman. La disfatta casalinga con i sardi gli è fatale. Lascia dopo aver sfilacciato rapporti (De Rossi, dirigenza) e illusioni. Andreazzoli perde la prima con la Samp, quando Osvaldo ruba il rigore a Totti guastandosi la vita. Neppure la frustata del cambio panca… Si spalanca il baratro. E invece la restaurazione del buonsenso riesce, con la medicina di Strama: difesa a 3, densità e lotta in mezzo. La vittoria sulla Juve grazie a un superg-gol di Totti, consolazione infinita, e a un’applicazione feroce, è lo spot dell’aria nuova. Arrivano 5 risultati utili, poi Andreazzoli recupera un po’ di Zeman: la difesa a quattro e Lamela attaccante di destra, una delle poche delizie della stagione.

Crollo Inter A dicembre l’Inter batte il Napoli con Milito (come pesa quando c’è…) e lo scavalca al secondo posto.Madopo le vacanze, che i nerazzurri prolungano discutibilmente, comincia il crollo verticale. Plateali le disfatte in Toscana: 3-1 a Siena, 4-1 a Firenze. La squadra viene risucchiata inun vortice infernale di sciagure. Calo di condizione atletica: frenata da atleti stagionati e prudenze sanitarie. Epidemia di infortuni e degenze chilometriche. Smottamenti disciplinari (Cassano, Guarin…). Infelici aggiustamenti di mercato: Livaja ceduto e Samuel centravanti. Strafalcioni arbitrali. Il tecnico ha le sue colpe. Se Zemanha pagato l’intransigenza dei dogmi, Strama ha esagerato nello sforzo opposto, quello di mediare. Avrebbe dovuto tirare dritto con le idee che lo hanno portato in alto, con il suo calcio fatto di giovani e intensità, anche a costo di sfregiare i monumenti. Ma non era semplice, a 36 anni, all’Inter. Con mezza rosa fissa in infermeria, impossibile allenare e dare continuità tattica. Anche questa vigilia è trascorsa nella speranza di poter spendere Palacio almeno un po’. Dura rimontare senza attacco.

Ultima spiaggia Così Inter e Roma arrivano all’ultima spiaggia della Coppa Italia: una finale per salvare la stagione, e spianare il futuro. Perché con una finale o, meglio, una coppa, sarebbe più facile per Stramaccioni rivendicare il diritto (legittimo) a giocarsi una stagione «normale »: con una squadra dalla precisa identità tattica, giocatori allineati, allenamenti intensi e collaboratori in sintonia. Al contrario, l’euforia di un trofeo vinto nel proprio salotto aiuterebbe a crescere una Roma giovane che ha potenzialità e qualità da grande. Inter-Roma, Stadio San Siro, ore 20,45: c’è un solo salvagente a bordo.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.