“Io sono ancora qua… eh, già”. Francesco Totti giocatore (in)finito

“Io sono ancora qua… eh, già”. Francesco Totti giocatore (in)finito

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Alla faccia di tutti i suoi detrattori, nessuno escluso. Francesco Totti è più forte di tutto e di tutti, e ancora una volta ha saputo reagire alle critiche. Per uno come lui non è una novità, la novità è che negli ultimi tempi ad attaccarlo sono stati anche “tifosi” della Roma.
Ripercorriamo, sin dagli inizi, le critiche a cui Francesco Totti, con grinta, determinazione e amore per la maglia, ha sempre risposto. Dopo la brutta esperienza con Carlos Bianchi in panchina, l’arrivo nel 1997 di Zeman sulla panchina della Roma ha permesso a Totti di far vedere tutte le sue potenzialità. “Non è mai decisivo”, affermavano alcuni maligni. Il Capitano ha imparato a esserlo proprio in quei momenti, risolvendo partite tanto difficili quanto importanti.
Dopo l’exploit con Zeman, Totti si è affermato anche come leader della Roma e ha vinto lo scudetto con Capello. Nella stagione 2000-2001, successiva allo straordinario Europeo, non riuscì però a vincere il Pallone d’Oro. Da lì le critiche si moltiplicarono: ha ragione Carlo Mazzone, nell’affermare che molti hanno ottenuto visibilità nel panorama calcistico solo con le critiche a Totti.
19 febbraio 2006: sulle gambe del Capitano, ormai trasformatosi in centravanti anomalo, si avventa inesorabilmente Richard Vanigli. Per Totti inizia un lungo travaglio, tra la frustrazione per la fine della stagione con la Roma, lanciatissima verso il record di vittorie consecutive, e la voglia di tornare al più presto, magari per il Mondiale 2006. Miracolo compiuto: Totti brucia le tappe, torna ad allenarsi ma in Germania non sembra lui, perché il ritmo e la forma non arrivano così facilmente. Ed eccoli lì, ancora una volta, i suoi detrattori: “È finito. Non recupererà mai dall’infortunio”. Non lo avessero mai detto. Nella stagione seguente arriva il titolo di capocannoniere e la Scarpa d’Oro.
Tutto ciò non basta ad azzittire i tanti maligni, perché arrivano nuovi infortuni (vedi Galante) e il pieno recupero per un giocatore di 32 anni non può essere rapido come per un ragazzo di 25. Totti viene dato ancora una volta per finito, e questa volta sembra davvero far fatica. Eppure, quando pian piano recupera, in campo illumina come sempre, con la sua classe e la sua straordinaria visione di gioco. Passano gli anni, ma Totti resta sempre decisivo per la Roma.
I detrattori “esterni” ci saranno sempre, ma col tempo arrivano anche pseudo-tifosi romanisti a criticare colui che, per la causa giallorossa, per poco non ci rimetteva una gamba. “È vecchio, non ce la fa più”. “Non azzecca mai un derby”. “Si è opposto all’arrivo di centravanti tipo Milito perché voleva il posto assicurato”. “Non si può snaturare una squadra per farlo giocare”. “Lui è la rovina della Roma”. L’etere romano si è letteralmente riempito di simili, emerite…cosiddette.
Nell’ultima stagione le cose sono iniziate davvero male per lui. L’arrivo di Borriello, fortuna della Roma nel girone d’andata, ha decisamente penalizzato il rendimento di Totti, costretto a giocare quasi da seconda punta, un ruolo per niente suo. Per non parlare del pessimo rapporto avuto dal Capitano con la porta: più cercava il gol, più faticava a trovarlo. L’unica volta, con Ranieri in panchina, in cui Totti ha effettivamente giocato in un ruolo a lui congeniale è stato nella Roma a trazione anteriore della rimonta casalinga col Bayern Monaco, in cui il Capitano ha agito da trequartista. Il rapporto col tecnico di San Saba, però, non è mai stato idilliaco. Ranieri, di fatto, non ha mai favorito un buon rapporto (vedi Sampdoria-Roma, con l’ingresso di Totti nei minuti di recupero).
La stagione fino a quel momento straordinaria di Marco Borriello e la testardaggine di Ranieri avevano penalizzato Francesco e alimentato le critiche di tanti. Poi arriva quel maledetto Genoa-Roma con le dimissioni di Ranieri. Per la panchina si sceglie la soluzione interna, con Montella che decide di affidarsi ai senatori della squadra e di tornare al vecchio modulo spallettiano. Totti torna ad essere il centravanti, con Borriello (immeritatamente, ma la scelta è necessaria) che di fatto viene relegato in panchina. E lui torna ad essere “The King of Rome”, ammesso che abbia smesso, in un periodo, di esserlo: doppietta decisiva nel derby, 200 gol, poi l’aggancio e il sorpasso a Baggio di ieri sera. Tra sventole su punizione, rigori calciati di classe o di potenza, e anche grandi gol su azione.
Le critiche ci saranno sempre, Capitano nostro. Talvolta sono giuste, vedi quando la tua grinta si trasforma in frustrazione e ti lasci andare a gesti assolutamente da condannare. Gli attacchi gratuiti, però, sono solo frutto dell’invidia. Qualche tempo fa, nella settimana del derby deciso da una tua doppietta, in una radio romana un ascoltatore è stato capace di affermare che il suo ricordo di te sarà “quello di un giocatore che ha sempre rubato le punizioni a grandi tiratori”. Gente ridicola, che non merita di essere considerata tifosa della Roma. E infatti, fortunamente, arrivò la pronta risposta dei conduttori: “Se questo è il ricordo che avrai di Totti, allora sei della Lazio”. Chissà se poi, quel “tifoso” avrà esultato dopo i due gol. E i detrattori “esterni”? Che continuino pure a criticare, se il risultato è che a quasi 35 anni devi correre il doppio degli altri e dare l’esempio a giovani che di forza, energia e vigore dovrebbero averne più di te. 206 volte grazie, Capitano!

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