l pallone? Appeso a Mediaset

l pallone? Appeso a Mediaset

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MILANO FINANZA (A. MONTANARI) – L’obiettivo è bissare l’incasso record (945 milioni) dell’asta indetta dalla Lega Calcio nel 2014per i diritti televisivi della Serie A 2015-2018. E non importa se quella gara è finita al centro di uno scontro tra i due pretendenti, Sky Italia e Mediaset Premium, ed è tuttora sotto la lente della Procura di Milano. Il business del pallone italico deve andare avanti per tenere il passo degli altri principali campionati europei, a partire da quelli inglese e spagnolo. Ma lo può fare solo passando dalla televisione e perciò l’esito della battaglia in corso tra Mediaset e il gruppo francese Vivendi sulla pay tv Premium sarà decisivo anche per il risultato delle prossime aste sui diritti tv (fino al 2021)della Serie A e della Champions League.

Insomma, dal destino di Mediaset dipenderà non solo il futuro assetto del settore televisivo in Italia (e forse anche di quello tic, visto che Vivendi oltre al 29,77% del capitale votante di Mediaset detiene anche il 24,7% di Telecom Italia) ma anche l’esito dei due bandi di gara per i diritti del calcio che saranno indetti la prossima primavera. E a cascata all’esito di tali aste, gestite dall’Uefa (Champions League) e dalla Lega Calcio affiancata dall’advisor Infront (Serie A), è legato il futuro del business calcistico, dal momento che gli introiti per i diritti tv rappresentano la voce di ricavo più importante per le squadre italiane, che ancora non riescono a far decollare i fatturati commerciali né tanto meno quelli legati ai botteghini degli stadi. Venerdì 20 Pier Silvio Berlusconi,amministratore delegato di Mediaset, ha ribadito che il contenzioso con Vivendi si risolverà solo attraverso le vie legali (il 21 marzo è fissata la prima udienza in tribunale a Milano sulla causa intentata dal Biscione per il mancato rispetto da parte dei francesi dell’accordo di cessione di Premium siglato a inizio aprile). E a farne le spese potrebbero appunto essere le aste per i diritti del calcio in tv. Nel giugno 2014 Mediaset Premium mise sul piatto 1,6 miliardi di euro per aggiudicarsi l’esclusiva della Champions League e le partite delle migliori otto squadre di Serie A; una cifra rilevante che ha poi finito per schiacciare i conti della pay tv e dell’intera Mediaset. Ma il nuovo corso impostato da Berlusconi jr è assolutamente diverso. Ora a Cologno si punterà sui video on demand (da qui l’ingresso nel capitale di Studio7l), sullo sviluppo di una nuova piattaforma web gratuita per contenuti ad hoc, sulle radio e, ovviamente, sulla raccolta pubblicitaria.  Il calcio non è più al centro della televisione a pagamento di Cologno Monzese. Forse il pallone non sparirà dai palinsesti, ma non si faranno follie per aggiudicarselo; per le aste si utilizzerà un approccio opportunistico. Tradotto: qualcosa si comprerà, ma non si spenderanno più i soldi di tre anni.

La prima asta partirà entro fine aprile e sarà quella per i diritti della Champions League. Mediaset difficilmente parteciperà, anche perché ha verificato che i maggiori ascolti si fanno con le squadre italiane sul digitale free. La Rai dal canto suo ci sta riflettendo; il direttore generaleAntonio Campo Dall’Orto ha ben chiaro che la Serie A garantisce più ascolti del torneo europeo. Quindi al momento l’unico sicuro partecipante all’asta per la Champions è Sky Italia: va da sé che, se non si paleseranno seri concorrenti, l’Uefa probabilmente stavolta dovrà accontentarsi di un incasso inferiore a quello del 2014. Più articolata sarà la gara per la Serie A, per la quale a fine gennaio dovrebbero arrivare le indicazioni di Agcom e Antitrust in merito alle linee guida inoltrate dalla Lega Calcio. Ancora da definire anche il bando dell’asta, che dovrebbe partire a giugno o comunque prima dell’estate. L’intenzione della Lega Calcio (i cui vertici saranno rinnovati presumibilmente prima del 6 marzo, giorno delle elezioni in Federcalcio) è rimodulare le condizioni d’offerta e aprire la gara al maggior numero possibile di concorrenti; quindi ben vengano i player tradizionali, ma anche i new media.

Ma come si fa ad attrarre questi nuovi soggetti? Diversificando l’offerta dei diritti, creando pacchetti ad hoc, magari di limitate dimensioni o rendendoli più verticali. Ancora non c’è nulla di definito ma l’input è preciso. E proprio lo spacchettamento delle immagini potrebbe permettere a Mediaset di rientrare in scena, a Eurosport di provare ad aggiudicarsi qualcosa, a Tim di giocare la partita, alla stessa Lega Calcio di rilanciare la sua piattaforma. Mentre difficilmente vedremo Netflix ai nastri di partenza. Ovviamente Sky vorrà fare la voce grossa anche su questo tavolo.

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