La festa, il comunicato e le “relazioni” con la stampa

La festa, il comunicato e le “relazioni” con la stampa

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IL TEMPO – T. CARMELLINI – Ognuno faccia il suo lavoro. La Roma pensi a fare la società di calcio, continui ad occuparsi di rimettere in piedi la stagione in corso, di chiudere al meglio un mercato ormai al rush finale (De Rossi su tutti) e a sfornare iniziative interessanti come il nuovo villaggio family che aprirà al pubblico domenica. Insomma, continui in questo progetto di innovazione che sta rilanciando squadra e club nel gotha del calcio. Continui a fare la Roma. Ma lasci fare a noi il nostro lavoro, consenta ai cronisti di occuparsi di quanto accade in città e a quelli sportivi di raccontare le vicende della squadra giallorossa: dentro e fuori dal campo. È informazione. Magari a volte può non piacere, ma se venti giocatori della Roma vanno a cena tutti insieme in uno dei locali più in voga della città, noi saremo lì a raccontarlo. Poi se la festa diventa troppo «allegra» e va a cozzare contro la «vita monacale» dell’atleta auspicata da Luis Enrique, non è certo affar nostro. E non vuole essere necessariamente un motivo per andare contro i giocatori che, da adulti, dovrebbero conoscere le cose che possono o non possono fare.

Tantopiù, se come specificato dal solerte comunicato diramato ieri dal club, il tecnico giallorosso non se l’è presa affatto. Se così è, facciamo ammenda e ce ne scusiamo con il diretto interessato, proprio per non far passare il luogo comune che è sempre colpa dei giornalisti.Però, proprio quel comunicato un dubbio ce lo ha fatto venire. Due le possibilità: o Luis Enrique ha cambiato radicalmente opinione sul tenore di vita che un giocatore professionista deve osservare, o non era al corrente della serata «allegra» dei suoi (e di quanto allegro è stato il «dopo» per qualcuno). Nel secondo caso sarebbe l’unico a Roma a non esserne stato al corrente. In entrambe le opzioni comunque il comunicato non gli fa fare una bella figura… Forse a conti fatti sarebbe stato meglio, almeno nell’immaginario collettivo, potersi immedesimare in una ramanzina vecchio stile. Non avrebbe spostato una virgola, sarebbe stata legittima e il tecnico ne sarebbe uscito alla grande e in ventiquattrore tutto sarebbe finito nel dimenticatoio. La squadra se la sarebbe cavata allo stesso modo con il più classico dei «so’ ragazzi…», fatta salva la vittoria essenziale contro il Bologna. Quanto al «minaccioso» rivedere i rapporti con la stampa (ma davvero a Trigoria pensano di avere la stampa contro!?), verrebbe da ridere se non ispirasse un triste ricordo del recente passato. «L’As Roma si vede così costretta – chiude la nota – a riconsiderare le relazioni con le testate che non hanno intenzione di rispettare la professionalità di coloro che lavorano a Trigoria». Relazioni? Se un’intervista esclusiva in sei mesi è una relazione, correremo questo rischio.

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