“La forza delle idee”. Si potrebbe intitolare così il libro di Luciano Spalletti se un giorno decidesse di farne uno. Questa Roma sembra il racconto della vita di un uomo giunto al punto più alto della sua esistenza, piena di emozioni, di storie, di incontri da rivivere nelle proprie memorie. È arrivato senza niente Luciano lo Zar, in mano solo un foglio bianco e una penna. Da lì ha iniziato a scrivere la sua storia, qualche blocco all’inizio, ma poi il flusso dei pensieri è diventato inarrestabile, e così di rimbalzo anche la squadra ha cominciato a volare.
8 vittorie, leggasi OTTO. Un bottino eccellente pensando che questi ragazzi erano sull’orlo di un baratro. Un filotto che sa di speranza immaginando il prossimo futuro, che sa di rimpianto ricordando il recente passato. Iniziare a esaltarci in questo momento però sarebbe un grave errore, nel quale siamo caduti troppo spesso. La squadra ha solo bisogno di mantenere i piedi per terra, perché quel terzo posto sofferto e rincorso non è ancora nelle mani di nessuno, e se ne senti solo il profumo rischi di rimanere beffato. Quel che è certo è che i giallorossi hanno ormai una fisionomia di gioco, che funziona a prescindere dagli interpreti, e che muta come un mitologico dio dell’Olimpo greco. La condizione fisica è ai massimi storici di questa stagione, mentre l’unico neo che fuoriesce ogni tanto è il calo psicologico, che nelle ultime uscite è però accompagnato da una subentrante tenuta mentale da grande squadra.
8 vittorie, leggasi OTTO. Perché sono stata una più bella dell’altra, ognuna con un gol da leccarsi i baffi. Perché Luciano lo Zar ci aveva abituato troppo bene, e in dieci giorni è stato in grado di fare ancora meglio, rendendo invisibili, trasparenti quei 1961 giorni di separazione. Ci siamo innamorati e ci siamo lasciati dopo 4 bellissimi anni. Pensavamo fosse un addio. E invece no. Ritrovarsi è stato ancora più bello. Questo è solo l’inizio, il meglio deve ancora venire.
