La maglia onorata, baciata e mai levata

La maglia onorata, baciata e mai levata

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images«Mister Garcia ha influito tantissimo, è riuscito a compattare un gruppo sfaldato, all’interno del quale ognuno pensava a se stesso. Quando non c’è un gruppo, fai poco. Come prima cosa lui ha portato il rispetto reciproco tra i giocatori e poi verso di lui. Ci ha rimesso in piedi e tutti sulla stessa strada con un unico obiettivo, riportare la Roma in Europa». Questo il pensiero di Francesco Totti alla vigilia di Juventus-Roma dello scorso 5 gennaio. Nelle parole del capitano giallorosso, è riassunto tutto quello che la squadra sta mettendo in campo dall’inizio della stagione. Un gruppo compatto, unito, con lo scopo di far rialzare la testa ai tanti tifosi delusi da due anni di amarezze. E in questo gruppo di ragazzi strepitosi, prima ancora che di grandi giocatori, un aspetto ha tanto colpito. Una cosa che i tifosi più accorati spesso hanno rimproverato a chi a vestito la maglia della Roma negli anni precedenti. Il non rispettarla, non onorarla. Come si fa a non sudare, a non sentirsi partecipi di una causa che tanto amore muove, e tante emozioni suscita in milioni di persone? In questa stagione non ci si può lamentare nemmeno di questo. Perché dopo i tanti gol messi a segno nessuno dei giocatori, con l’eccezione di Destro (che veniva da un anno da incubo per via dell’infortunio) dopo il 2-1 di Roma-Fiorentina, si è mai sognato di levarsela quella maglia. Di buttarla in terra, di correre ed esultare senza la cosa più importante. Negli anni scorsi c’era chi voleva battere un rigore solo per far vedere un sottomaglia che nulla c’entrava con la squadra. Nessuno che decida preventivamente di farsi ammonire, perché per quanto discutibile la regola c’è e va rispettata.

GERVINHO GOLIeri, ultimo esempio, la corsa di Gervinho sotto la Sud si è chiusa con una bacio alla maglia che la dice lunga su quanto ci si possa, se solo lo si vuole davvero, innamorarsi di questa squadra, della sua storia e della sua gente. Ma anche chi non fa gol, sa che in un gruppo ci si aiuta, si gioca l’uno per l’altro, c’è il sacrificio di una corsa in più per il compagno, sapendo che la volta successiva, all’occorrenza, sarà lui a farla per te. Perché c’è una tradizione, una maglia, la maglia, da difendere, onorare e a volte, se sei fortunato, da poter baciare. Ma mai con la voglia di doverla levare.

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