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La morale del Camp Nou e il coraggio di Di Fra: a giugno una rivoluzione coraggiosa e ragionata per una Roma vincente

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Barcellona-Roma 4-1, l’impietosa inquadratura finale sul tabellone del Camp Nou, fa da sfondo da una parte all’euforia dei 100 mila tifosi blaugrana intenti a festeggiare l’ennesima serata di gala europea, dall’altra sembra raccontare l’ennesima disfatta di una squadra incapace di confrontarsi con club di un certo livello. Questa volta però il risultato è quanto mai bugiardo alla luce dello svolgimento del match, degli episodi e dell’atavica sfortuna che da oltre 90 anni siede al fianco della Roma, senza lasciarla mai.

La gara di Barcellona racconta per filo e per segno il microcosmo giallorosso: 2 titolari imprescindibili assenti per infortunio (Nainggolan e Under), 2 rigori negati da un ignobile arbitro olandese, 2 goffi autogol, una rete regalata da Gonalons (peggiore acquisto dell’era Monchi), almeno tre palle gol divorate al cospetto di Ter Stegen. Il trailer del film del Camp Nou, che in sintesi descrive una realtà amara fa da contraltare al day after pieno di rimpianti e rammarico per un sogno spezzato sul più bello.

La retorica calcistica del “c’è la gara di ritorno da onorare” piuttosto che “l’impresa all’Olimpico nella pseudo serata della vita” non consola per niente il pubblico romanista, che però ha vissuto con orgoglio i 93 minuti di Barcellona, vedendo finalmente in campo una squadra in grado di potersi confrontare a testa alta contro i fenomeni blaugrana, senza mai esser messa realmente sotto. Nessuno alla vigilia, tranne Eusebio Di Francesco, credeva che la Roma potesse scendere in campo dinanzi a Messi e compagni con personalità, autorità, compattezza e fierezza. Gli episodi indotti da una direzione arbitrale vergognosa (che dovrebbe far ricredere il direttivo Uefa sul No al Var e forse portare Collina alle dimissioni), ma anche i gravi errori sotto misura, sia difensivi sia offensivi, dei giallorossi, hanno fatto la differenza. La magia della Champions risiede proprio in questo: i particolari, i dettagli calcistici, le chiusure, gli errori sotto porta, la freddezza e la lucidità sono componenti di un cocktail dal sapore totalmente diverso rispetto alla scialba routine del campionato italiano.

Di Francesco probabilmente uscirà di scena ai quarti di finale di questa competizione e non vincerà nulla in questa sua prima stagione romanista, ma ha indiscutibilmente un grande merito: aver restituito alla Roma una dignità europea grazie ad una mentalità calcistica sempre propositiva, ragionata, proiettata ad una crescita costante. Ieri sera il ds Monchi era in tribuna al fianco della storia della Roma: Bruno Conti e Francesco Totti. Se c’è un messaggio da cogliere dalla gara del Camp Nou è che Di Francesco merita di proseguire su questa strada, con un mercato estivo che gli consegni finalmente calciatori qualitativamente e mentalmente superiori sotto tutti i punti di vista. A giugno servirà una rivoluzione ragionata e coraggiosa, rivolta all’inserimento obbligato di giocatori funzionali a questo progetto tecnico, che seppur lentamente e con diversi inciampi forse inevitabili, da’ sempre di più la sensazione di dirigersi verso la grandezza.

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