La prima prova del 9

La prima prova del 9

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rassegnastampaIL TEMPO – A. SERAFINI – Come ogni diesel che si rispetti, il motore della nuova Roma parte lentamente e senza strappi. Poco più di un allenamento quello andato in scena ieri contro la formazione amatoriale della Val Pusteria, ovattato per di più dalla scarsa cornice di pubblico che ha accompagnato i primi giorni di ritiro tra le Dolomiti.

Il 9-1 finale certifica la mancata validità del test, nonostante le urla continue del tecnico transalpino provassero a spezzare la noia della solita sgambatura. «Palla a terra», «Giocate semplice e senza forzare», le indicazioni più frequenti dell’allenatore, impegnato in una full immersion linguistica (tra italiano, francese e inglese) quando Totti, Bradley e Pjanic passavano dalle sue parti. Un ruolo attivo in una gara che ha registrato soltanto il debutto del croato Jedvaj: unico volto nuovo tra gli acquisti messi a segno da Sabatini. Ci sarà tempo (probabilmente già nel prossimo impegno domenica con il Bursaspor) per ammirare anche Benatia e Maicon, rimasti sul campo d’allenamento per recuperare il ritardo di condizione accumulato rispetto ai compagni.
Pochi spunti e prime indicazioni nella costruzione della Roma del futuro, disegnata inizialmente con un 4-3-3 ricalcato sulle orme di Luis Enrique e Zeman. Quattro difensori in linea e, aspettando Strootman e De Rossi, fulcro del centrocampo affidato a Pjanic, vero e proprio centro di distribuzione del pallone. Totti a sinistra, Lamela a destra hanno supportato Borriello, utilizzato come unico riferimento offensivo centrale. Il disordine tattico ha poi convinto Garcia a cambiare in corsa: nuova prova con il 4-2-3-1 e gioco puntato sugli inserimenti dei centrocampisti. Fatto confermato anche da Florenzi, autore del primo gol: «Il mister ci ha chiesto di non dare riferimenti all’avversario e di muoverci tanto».
I fulmini e le prime nuvole cariche di pioggia hanno poi accompagnato la staffetta tra i due tempi, segnalando l’ottima forma fisica di Totti e la svogliatezza dei suoi compagni d’attacco. Mentre Lobont lasciava a desiderare sulla morbida conclusione di uno sconosciuto locale, la ripresa dedicata all’ingresso dei tanti giovani ha segnalato soltanto qualche fischio timido indirizzato ad Osvaldo (doppietta) e un’ottima proprietà tecnica del giovane Jedvaj. Il commento post gara di Garcia è focalizzato sui singoli. A partire proprio da Totti e Pjanic: «Abbiamo preso la partita con serietà, questo mi è piaciuto. Oggi non possiamo giudicare la difesa, sicuramente dobbiamo migliorare l’interazione tra il centrocampo e l’attacco. Pjanic regista? Il vantaggio lo vedete: Miralem è molto tecnico, quindi può giocare ovunque».
Un discorso simile anche per capitan Totti: «Perché l’ho messo a sinistra? Francesco è un attaccante e ha la libertà come gli altri per muoversi liberamente. Poi è chiaro che ognuno avrà delle consegne difensive». E tra una dedica ad Osvaldo, «i grandi giocatori è meglio averli, che vederli andare via», il discorso piega sul mercato: «Mi chiedete di Marquinhos, ma mi sembra che sia ancora qui con noi. Quando ci saranno delle partenze e degli arrivi ufficiali ne parleremo. Sono comunque soddisfatto del nostro reparto difensivo, associamo esperienza alla gioventù». E poi c’è Strootman: «Mi piace la sua voglia di vincere». L’obiettivo primario che Garcia dovrà infondere alla sua nuova Roma. Per il tecnico il sudore gettato sul campo conta eccome. «Ho dato la fascia di capitano a Marquinho nel secondo perché sono soddisfatto del suo lavoro». Messaggio recapitato a tanti destinatari.

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