La Roma di Fonseca: il manifesto dell’ordinario

La Roma di Fonseca: il manifesto dell’ordinario

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Juventus vs Roma Campionato di calcio serie A 2020/2021

EDITORIALE CGR Nel particolare emisfero romanista, c’è un filo sottile che divide il senso di soddisfazione per il gioco espresso nel match di Torino e il risultato finale che impietosamente dice 0-2. Così come c’è un altrettanto labile confine tra orgoglio e rammarico. In senso generale non dovrebbe essere così, ma dalle parole dei tesserati giallorossi è emerso questo particolare sentimento dopo l’ennesimo ko in uno scontro diretto. Sarà, forse, una linea comunicativa studiata per far emergere un senso d’unione all’esterno e curare i propri difetti all’interno. Legittimo, ma l’idea che la Roma continua a trasmettere, ormai in senso quasi assoluto nell’ultimo anno e mezzo, è che non ci sia quasi mai una scossa emotiva. Non c’è nevrosi, non c’è isteria positiva. Non si protesta con gli arbitri per episodi dubbi o avversi, non si alza quasi mai il tenore della contesa. Sono rari gli esempi di calciatori che per verve e aggressività emergono nel gruppo. Così come in panchina, Fonseca, non sembra mai dare la sensazione di poter o voler incidere sul corso degli eventi. Questo status dell’anima, metaforicamente galleggiante, si nutre principalmente di un equilibrio emotivo, che ha permesso sicuramente da un lato al tecnico lusitano di superare il mare in burrasca in più di un’occasione, ma che allo stesso tempo dall’altro sembra quasi appiattire la resa emotiva della sua squadra.

Dal carattere al campo, è un attimo: la Roma gioca un calcio d’insieme visibile e per buoni tratti godibile. Fraseggia, ricerca l’ampiezza, costeggia l’area di rigore con qualità, ma al momento della scelta finale, soprattutto nei match dove il livello del muro avversario si alza notevolmente, sbaglia quasi in maniera sistematica. Non c’è irregolarità nei cross di Spinazzola, nelle discese di Karsdorp, nei tentativi di Mkhitaryan, non c’è spunto da parte dei centravanti. C’è assoluta costanza, regolarità. Una serie di compitini, che sommati danno una resa buona, ma non eccezionale. L’eccezionale è il fuori dell’ordinario e se i singoli, per caratteristiche, forse non lo hanno, salvo rari esempi, anche dalla panchina l’ordinario non viene mai stravolto.

Ad inizio anno Fonseca più volte ha ripetuto che la Roma avrebbe giocato all’occorrenza con due moduli: il 3-4-2-1 e il 4-2-3-1. Nei fatti il lusitano non ha mai cambiato veste tattica, soprattutto in corsa e anche contro avversari che per trovare il pertugio giusto, spesso, modificano il loro assetto sfruttando appieno le risorse in panchina. Fonseca cambia poco e quando lo fa non modifica mai la strategia. La Roma è una squadra quasi incapace di sporcare le sue partite. A Torino nella ripresa, si poteva tentare la carta delle due punte.Non siamo preparati a giocare con Dzeko e Mayoral simultaneamente“, ha ammesso il tecnico giallorosso dopo la partita. Una dichiarazione grave, se inserita nel contesto del calcio di oggi, dove il dogmatismo appartiene a poche, elitarie realtà, dove la qualità dei singoli impone il mantenimento di un assetto che sia solo una traccia da seguire. Nella Roma il gioco è l’architrave della squadra, che spesso cela le carenze individuali. E questo non è di certo un demerito di Fonseca, anzi il suo più grande valore. Ma l’intuizione strategica è il sale del calcio, soprattutto nell’ultima mezz’ora dove un paio di aggiustamenti possono cambiare l’inerzia di una sfida. Alla fine della fiera la Roma è una buona squadra, non ottima, non scarsa, allenata da un buon allenatore e composta da buoni calciatori. Non ottimi, non scarsi. Il suo obiettivo resta il 4 posto, l’eldorado tecnico e finanziario per provare ad alzare l’asticella delle ambizioni. La società non cambierà il tecnico prima della fine della stagione, qualora riterrà opportuno sostituirlo con un allenatore diverso, così come non potrà prima dell’estate acquistare un portiere di buon livello, che eviti di sdraiarsi su ogni tiro o risolvere l’enigma centravanti, trovando sul mercato un killer d’area di rigore. Fino ad allora tutto rimarrà invariato, con la speranza che l’irregolarità, ogni tanto, prenda il sopravvento sull’ordinario.

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