La Roma nel Sottosopra scaccia i mostri e incontra gli dei

La Roma nel Sottosopra scaccia i mostri e incontra gli dei

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Non fatevi ingannare dal titolo. In questo pezzo non è contenuta alcuna mistificazione della Roma, nessuna proiezione nell’Olimpo dei grandi, nessuna beatificazione di Eusebio Di Francesco. Assomiglia forse più a un paradosso, a un rovesciamento dei ruoli a cui la festività di oggi si accompagna solo come felice coincidenza. Uno scenario appunto diverso rispetto a quello che si era prospettato ad agosto, quando un sorteggio come sempre poco benevolo (seppur purificato dalle mani di Francesco Totti) aveva piazzato i giallorossi in un girone dell’Inferno insieme al Chelsea, campione d’Inghilterra, e all’Atletico Madrid, super protagonista delle ultime edizioni di Champions. Pessimismo sottoscritto non dal bipolarismo umorale di una città come Roma, ma consacrato da precedenti e statistiche ampiamente negative da far pensare a un miracolo ancor prima di arrivare a Natale.

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Un paradiso complicato da raggiungere, per via di un Chelsea che al paradiso si vedeva già, trascinata dal suo Eden, Hazard, che quasi da solo aveva sorretto la baracca allo Stamford Bridge e tenute vive le speranze nella notte stregata dell’Olimpico. E da un Atletico che negli anni scorsi il cielo l’aveva toccato con un dito per due volte, prima di essere risucchiato nel vortice terrestre in maniera quasi traumatica. Adesso invece, a 180 minuti dalla fine, il mondo pare capovolto. La Roma sembra catapultata nel Sottosopra di Stranger Things, prima nel girone, faccia a faccia con gente dotata di superpoteri come Eleven: 11, come i punti sufficienti a staccare quel pass che tanto potrebbe dare alla squadra di Di Francesco dal punto di vista dell’autostima e della consapevolezza. Una squadra aggrappata ai sogni dalla visione di un paradiso un po’ distorto, di nome Edin, Dzeko, che a Londra la strada verso il successo l’aveva già tracciata. Ora il profumo di rose e fiori si fa sempre più insistente, vicino, ma non bisogna lasciare campo libero alle illusioni.

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In una notte di «sogni, di coppe e di campioni» qualche sbavatura non è mancata, dettata un po’ dalla frenesia e un po’ dall’insicurezza. Se per ieri può essere perdonata, lo stesso non si potrà fare in caso di eventuali ottavi. Ciò che invece è destinato a fare da punto chiave è il gruppo. Fatta eccezione per pochi intimi, come Alisson, Dzeko e Nainggolan (si fa fatica a considerare una riserva quell’Emerson Palmieri visto lo scorso anno, seppur al cospetto di Kolarov, il migliore in questi primi due mesi stagionali), di questa squadra non si conoscono i titolari con certezza. Non perché chiunque venga impiegato deluda poi le aspettative, ma perché ognuno risponde a suo modo sempre presente e tutti si sentono in discussione e in dovere di guadagnarsi il posto. Al netto degli infortuni, complici anche loro delle continue rotazioni adottate da Di Francesco, la rosa sta mostrando effettivamente la sua profondità. Un piccolo passo per chi il paradiso lo sogna davvero.

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