La Roma ora deve iniziare a correre

La Roma ora deve iniziare a correre

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Nordista Romanista di Pino Vaccaro

Se c’è una questione della quale normalmente non mi piace parlare è quella arbitrale. Chiedo scusa, ma oggi farò una piccolissima eccezione, poi eviterò per quanto possibile di tornare sugli arbitraggi. Ma Maresca mi ha rovinato il pomeriggio. Mi ha trascinato in un vortice oscuro per ore. Un’incazzatura che si è prolungata per due giorni. Arbitraggio pessimo. Penalizzante per tutti quelli che come me avrebbero voluto assistere a una grande partita. Un pomeriggio che ricorda molto da vicino quanto accaduto lo scorso anno in Roma-Cagliari con Massa che dimenticò il cartellino rosso da sventolare davanti alla faccia di Cigarini colpevole di aver spedito negli spogliatoi anzitempo Diawara con un intervento killer al ginocchio. Domenica l’intervento da rosso lo ha sfornato Obiang, ma del cartellino neanche l’ombra. È spuntato un pallido “giallino” che non contempla la gravità dell’entrataccia da carpentiere di Obiang. Niente rosso e Pellegrini risucchiato con l’aspirapolvere in infermeria con la caviglia gonfia come un pallone aerospaziale. Var in standby, eppure a fine primo tempo con solerzia l’attento varista aveva pescato il pestone di Dzeko che ha portato all’annullamento del gol di Mkhitaryan: treno armeno cancellato sul più bello con tanto di “aggiramento” del protocollo Var. Tutto è in mano all’interpretazione arbitrale visto che il chiaro ed evidente errore si è materializzato d’incanto all’Olimpico e ieri sera a Firenze, ma non ad esempio a Milano in occasione del primo gol di Lukaku. La zona grigia è un bell’alibi per tutti. Fa niente. Andiamo avanti senza piangerci addosso. La parentesi arbitrale deve restare aperta solo per un momento: meglio pensare a ciò che non ha funzionato piuttosto che prendercela solo con l’arbitro. La Roma, a mio avviso, ha giocato un’ottima partita: davanti c’era una squadra ben organizzata che disegna calcio a velocità supersonica eppure i fuochi d’artificio non si sono visti. Mirante è intervenuto una sola volta, a conferma di una solidità difensiva permanente, mentre le occasioni da gol alla Roma non sono mancate: piovute a raffica come la neve che nelle ultime ore ha imbiancato Milano e mezza Lombardia. Troppi errori di mira sottoporta, troppa paura di sbagliare, troppe letture strampalate negli ultimi metri: grida vendetta il mancato tiro in porta da ottima posizione di Pellegrini. Ci siamo aggrappati all’armeno oggi che Dzeko ha ancora le polveri bagnate. Oggi che Pedro con ingenuità si è fatto espellere. Da Pedro Re di Coppe proprio non te lo aspetti. Già ammonito avrebbe dovuto temporeggiare con tutto il bagaglio di trofei ed esperienza che si porta appresso. È stato selvaggio e irruente. Ingenuo e istintivo. Non da lui. Non bisogna abbattersi. Ci sono squadre più forti, si sapeva, inutile sgretolarsi nell’animo e nella consapevolezza di fronte all’unico punto raccolto in due gare. Otto punti di distanza dal Milan capolista non sono pochi. Ma grossomodo siamo in linea con l’obiettivo di lottare per l’Europa. Non facciamoci divorare dalla sensazione dell’accerchiamento arbitrale, del complotto di sistema. Se lo pensassi smetterei di seguire il calcio e la Roma. Domenica non ci sono alibi: dobbiamo vincere a Bologna contro una squadra nettamente inferiore. Abbiamo equilibrio difensivo, ma in campionato meno efficienza sottoporta, almeno negli ultimi due turni. Armiamoci di maggiore cattiveria, più pragmatismo e convinzione. Giochiamo bene, ma non spacchiamo la porta. Una settimana in più di lavoro servirà a far guadagnare brillantezza a molti interpreti appannati dal covid o da qualche acciacco fisico. Dzeko deve tornare subito Odino: l’Inter ha Lukaku, la Juve Cr7, la Lazio Immobile, Il Milan Ibra. Segnano tutti a raffica. La Roma ha bisogno dei gol del suo centravanti. Perché gli altri hanno iniziato a correre veloci e noi non possiamo perdere proprio adesso il treno della Champions.

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