La Roma scopre che la Champions è lì

La Roma scopre che la Champions è lì

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GAZZETTA DELLO SPORT (R. PALOMBO) – Il bollettino delle 14,30 dice che l’appuntamento tra Totti e Baggio è rinviato, che l’ 1-0 al Chievo ha poco appeal e che non si possono sbagliare così tante occasioni da rete. Quello delle ore 17 racconta tutta un’altra storia: le sconfitte di Lazio e Udinese rilanciano la Roma a meno quattro punti dalla Champions League e domenica si va a Bari, dove sono già in Serie B, mentre Fiorentina-Udinese e Lazio-Juventus creano ulteriori aspettative giallorosse. È il bello del calcio e d’un sabato che capovolge umori e sensazioni sulle sponde del Tevere. La Roma, reduce dal terribile uno-due interno con Palermo e Inter (in Coppa Italia), si ritrova improvvisamente in corsa, senza sapere bene perché. E a fine partita l’appello dei senatori pro-Montella la dice lunga su una situazione in cui si passa irragionevolmente dalla depressione cosmica alla violenza gratuita (l’aggressione a Menez), alla sindrome da isolamento (Montella e Montali venerdì) per finire con un «vogliamoci bene» che chissà dove porterà.

VITTORIA VERA Si tratta comunque di un risultato senza ombre, se non quella di averlo colpevolmente tenuto in bilico fino all’ultimo. La Roma aggredisce, Vucinic sbaglia tanto ma Montella tiene inspiegabilmente in panchina Borriello.
La squadra di Pioli combina troppo poco un Chievo balneare (eppure il prossimo match contro il Lecce è diventato delicatissimo), nel quale Guana ne combina di tutti i colori. E va subito in gol con Perrotta in quella che resterà l’azione più bella della partita (Totti-De Rossi Perrotta, tutto in un attimo). Poi, con l’eccezione di un inizio di ripresa un po’ così, rimane protagonista dell’intera partita. Totti, tanto per cambiare migliore in campo, ha la maturità di non inseguire il gol 205 che lo affiancherebbe al Divin Codino, ma si dedica agli assist, producendone in quantità industriale. Risultato: altre dieci limpide occasioni da rete, il palo di Menez, l’autotraversa di Sardo, i gol mangiati da Vucinic (tre) che ormai ha fatto l’abbonamento, e poi quelli di Juan e Brighi.

VERONA TRISTE Quanto al Chievo, troppo poco: una parata del fischiatissimo Doni su tiro di Constant, l’interessante laterale sinistro del rombo disegnato da Pioli, i salvataggi tempestivi di Cassetti e Perrotta su Moscardelli, i cambi che nel secondo tempo si riveleranno autolesionisti. Ci fosse stato ancora il romano e romanista Moscardelli anziché il subentrato Uribe, quella palla gol finita sul piede sinistro del ventitreenne colombiano avrebbe forse avuto miglior sorte. Montella forever Piace ai giocatori e sembra non dispiacere al pubblico, ieri peraltro più dedito alla Pasqua che all’Olimpico. Il 4-2-3-1 ricalca antiche abitudini spallettiane ma non c’è più la gamba (e i laterali) di un tempo, anche se Vucinic, più di Menez comunque sfortunato di suo, ci mette un grande impegno per cercare (invano) di farsi perdonare. Montella usa poco la panchina: Brighi per l’esausto Perrotta, Taddei per Menez e infine Loria per l’infortunato Juan è tutta roba che comincia dall’ultimo quarto d’ora. Si può fare di meglio.
E soprattutto si deve recuperare il dimenticato Borriello, che con l’aeroplanino è stato titolare in campionato soltanto in due occasioni (su nove). Uno che durante la stagione ha dato 15 gol alla causa giallorossa, al di là della non facile coesistenza con Totti, non può non trovare spazio. Specie se il resto della compagnia, come ieri, non fa che divorare occasioni.

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