La specialità di Olsen: strizzare l’occhio alla fortuna

La specialità di Olsen: strizzare l’occhio alla fortuna

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IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) – Il calcio di rigore spedito alle stelle dallo specialista Caputo, sabato sera a Empoli, è stato l’ultimo indizio. Prima c’era stato il gol annullato a Torino a Iago Falque, con la palla che gli era passata goffamente tra le gambe; la rete annullata a Milano a Higuain dopo che aveva clamorosamente toppato l’uscita; il palo colpito da Chisbah del Frosinone, con la palla che tornando verso il centro del campo gli aveva solo sfiorato, non colpito, la schiena (in quei casi rischio di autogol pari al 99%); il palo di Benaccer su punizione ancora a Empoli. E, se volete, anche quella parata (parata?) stramba sul tiro di Baselli, ancora in casa del Torino, con la palla che gli sfuggì di mano prima di finire incredibilmente sopra la traversa. Robin Olsen non è mai stato, non è e non sarà mai il portiere più bravo del mondo, ma sicuramente a Roma la fortuna (per ora) non gli ha voltato le spalle. Non si ricordano così tante brutte figure o episodi sul filo del rasoio evitati o portati dalla propria parte come quelli che hanno visto protagonista in maglia giallorossa il lungagnone svedese. Un pregio, mica un difetto. Per carità. Come sosteneva Napoleone Bonaparte, meglio generali fortunati che generali bravi. Questo, ovviamente, non significa che Olsen non sia bravo, tanto è vero che i gol subiti dalla Roma raramente l’hanno chiamato in causa per sue responsabilità. Significa solo analizzare, capire, cercare di conoscere un po’ meglio e valutare, partita dopo partita, un portiere che solo fino a pochi mesi fa da queste parti era sconosciuto. Dopo l’oscena partita di Bologna, Olsen ha beccato un solo gol in quattro partite, e per colpe esclusive di Fazio che nel derby ha consegnato il pallone sui piedi di Immobile. Tre clean sheet in linea con la Roma della passata stagione, quando tra i pali c’era Alisson. Paragonare Olsen al brasiliano non fa bene a nessuno, in primis alla Roma. Robin, lo ripetiamo, non sarà mai il più bravo di tutti, ma di certo non è e non sarà mai neppure un altro Goicoechea.

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