Laboratorio palle inattive. La Roma studia la formula

Laboratorio palle inattive. La Roma studia la formula

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Il laboratorio è aperto. Non sempre davanti a tutti, perché gli alchimisti non amano svelare i propri segreti, però la pozione magica per la vittoria passa anche per un lavoro sottotraccia. Lo sa bene Eusebio Di Francesco che – fra Trigoria e San Diego – sta lavorando con video, lavagna e campo sulle cosiddette palle inattive. Diciamolo subito: la Roma parte bene. Come riporta la Gazzetta dello Sport il cosiddetto «Indice di pericolosità offensiva» (Ipo) della Roma lo scorso anno è stato il più alto della Serie A (13,4, con la media pari a 10).

Buone notizie? Certo, ma solo potenziali. Perché le realizzazioni giallorosse da palle inattiva sono state solo 16 (1 da punizione centrale, 4 da laterali, 2 da dirette, 6 da angoli e 3 rigori) a fronte di una media realizzativa del torneo pari a 17 e con la Lazio saldamente in testa con 30. (…) Ma in retroguardia il lavoro di Di Francesco funziona davvero. L’Ipo in fase difensiva è ancora una volta il migliore con solo 5,5 (la media, al solito, è 10), e non è un caso che i giallorossi abbiano subito solo 8 reti da palla inattiva (4 su rigore, 1 su punizione laterale, 2 su rigore e 1 da fallo laterale). Con dei trucchi: ad esempio porre Florenzi dietro la barriera per stoppare i tiri rasoterra.

Sugli angoli Di Francesco predilige in genere il marcamento a zona, con 8 uomini a presidio (1 sul primo palo, 4 sulla linea dell’area piccola e 3 sulla linea del dischetto), più 2 sullo scambio corto alla bandierina o al limite dell’area. Ma il tecnico è pronto a cambiare. Contro la Juve, ad esempio, ha marcato all’andata a uomo e al ritorno a zona. (…) Ovvio che punti deboli esistono in entrambi i casi, e la Roma vuole sfruttarli in fase offensiva. Contro le difese «pure» a zona (rare) si cerca di saltare in terzo tempo sugli spazi aspettando la palla nel punto giusto e si mette un saltatore contro il più piccolo degli avversari proprio perché la zona concede duelli fra avversari di altezza diversa. Contro la uomo questo in genere non accade (anche se le sostituzioni a volte comportano un cambio delle marcature preparate) e così si studiano blocchi (leciti) che portino i saltatori migliori a liberarsi.

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