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L’amico americano: la Roma apre a Friedkin, un altro magnate Usa per sostituire Pallotta

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LA REPUBBLICA (M. PINCI) – Presto all’Olimpico la Roma potrebbe avere un tifoso in più ad applaudirla. È americano, ma non è Pallotta, anzi è pronto a prenderne il posto. Si chiama Dan Friedkin e da qualche ora ha allungato più di una mano sulla squadra di Dzeko e Zaniolo.

Il curriculum parla per lui: 54enne di Houston, 4,2 miliardi di dollari di patrimonio, il 187° uomo più ricco degli Stati Uniti, nell’ultimo anno ha venduto Toyota per 9 miliardi di dollari con il suo GulfStates Toyota, distributore esclusivo delle vetture giapponesi in cinque stati americani. Figlio del fondatore del gruppo, Thomas, morto nel 2017, Dan ha ricevuto un paio di mesi fa il fascicolo Roma. Da quel momento, l’interesse è cresciuto esponenzialmente fino alla mossa della scorsa settimana: venerdì scorso è piombato nella capitale insieme a moglie e uno dei 4 figli, assistito dall’advisor Jp Morgan e da consulenti legali e fiscali, per fare un passo ufficiale: è stato ricevuto allo studio Tonucci, advisor legale di Pallotta, e nella sede del club giallorosso all’Eur.

«Sono in corso dei contatti preliminari con potenziali investitori al fine di permettere loro di valutare un possibile investimento», ha ammesso ieri la Roma in un comunicato sollecitato dalla Consob: le notizie della giornata avevano fatto schizzare di 16 punti il titolo in Borsa, poi sospeso per eccesso di rialzo. Se la società è uscita allo scoperto è perché i discorsi sono molto avanzati, anche perché questa non è la prima dimostrazione di interesse ricevuta. Ma Friedkin è pronto a sottoscrivere interamente o quasi l’aumento di capitale da 150 milioni del club (dovrebbe coprirne almeno 130). Ma non si fermerà qui: la volontà è rilevare il pacchetto di maggioranza, il 51% della società che detiene il controllo della Roma. Pallotta valuta il suo giocattolo un miliardo di dollari, a cui però bisogna sottrarre i 275 milioni di debito e i 130-150 dell’aumento di capitale. Che porterà comunque a diluire le quote di Pallotta.

Per completare almeno la fase uno dell’operazione – ossia l’ingresso di Friedkin nel capitale – non ci vorrà molto: entro gennaio, il passo dovrebbe essere compiuto. Lo richiede l’interesse della società giallorossa, che ha bisogno di presentarsi all’avvio del mercato invernale senza situazioni in ballo. E lui è pronto: ha studiato la società, facendosi convincere dal lavoro di ristrutturazione aziendale messo in atto in estate e apprezzandone l’attuale amministrazione. “Con un investitore così, il progetto si rafforza”, è la convinzione. Alla fine degli incontri – forse anche a Trigoria – Friedkin è stato invitato ad assistere a Roma-Brescia di domenica, ma ha rimandato preferendo ripartire ieri.

Ovviamente, la notizia di un investitore solido pronto a muovere un passo così importante nella Roma ha smosso l’entusiasmo sin qui tiepido della città, che torna a sognare in grande, visto che il legame con Pallotta non è mai sbocciato e dopo gli addii di Totti e De Rossi è addirittura precipitato. Critiche furiose che hanno aperto delle crepe nella maginot (“Non vendo”) dell’attuale presidente. Goldman Sachs ha ricevuto mandato e annuncia una ricerca di “acquirenti”: forse solo un modo per invogliare gli interessati, forse qualcosa di più.

Il gruppo Friedkin oltre alle auto, detiene la Auberge Resorts, che ha hotel di lusso in Stati Uniti, Messico, Isole Fiji e Grecia. Il brand Roma per chi si occupa di ricezione ad altissimo livello ha sempre un certo fascino, anche in termini di business. Appassionato di cinema e di aerei, ha pilotato uno Spitfire – leggendario aereo della seconda Guerra Mondiale – nella scena finale del film Dunkirk di Nolan. Poi, nel 2019, 1.1 diretto una pellicola tutta sua, Lyrèbird, su un falsario che truffò i nazisti Il discorso con la Roma, però, è tutt’altro che cinema.

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