Lampi spallettiani

Lampi spallettiani

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Nel calcio, come nella vita, è spesso questione di prospettive, di punti di vista, di tendenze filosofeggianti: c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto. I più negativi  ripenseranno agli eccessivi sbandamenti difensivi, al troppo spazio concesso al Frosinone, alle difficoltà di Salah, all’astinenza da gol di Edin Dzeko. I più ottimisti invece saranno occupati a sottolineare gli sprazzi di bel gioco, con massimo due tocchi, dei lampi spallettiani, dell’esordio con tacco d’autore del faraone El Shaarawy, del ritorno convincente del capitano. A Roma passare dalla positività alla negatività, o al processo inverso, è questione di attimi. Questo è il momento di prendere il buono che c’è, di festeggiare la prima vittoria dello Spalletti 2.0 e i punti rosicchiati a Fiorentina e Inter.

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I meccanismi iniziano a girare e nei primi venti minuti abbiamo potuto assistere a un gioco frizzante, veloce, da oliare negli ultimi venti metri. Ormai appare chiaro che il tecnico di Certaldo voglia impostare la sua squadra con la difesa a tre e un Nainggolan in versione Perrotta; il belga sembra aver ritrovato brillantezza fisica e anche l’appuntamento con il gol, che era mancato nelle prime 19 giornate. Imponente anche la crescita di De Rossi con l’arrivo dell’ex allenatore dello Zenit, sia in fase avanzata, come contro il Verona, che in fase difensiva, come successo contro Juve e Frosinone. Da registrare poi l’eccellente prestazione di Antonio Rudiger in un ruolo per lui inedito, quello di esterno in un centrocampo a cinque. Dopo la positiva prima metà di tempo è arrivato poi il solito calo, con gli ospiti che ne hanno subito approfittato ottenendo il parziale pareggio. Questo è uno dei problemi ancora da risolvere per i giallorossi: un’improvvisa insicurezza che rende difficile anche i passaggi più semplici, e che torna a stimolare mentalmente gli avversari invece di sconfiggerli definitivamente. Questo limite dovrà in tutti i modi essere aggiustato già a partire dalla prossima sfida, quella in casa del Sassuolo, una formazione che si esalta facilmente quando la difesa rivale concede spazio e che davanti al suo pubblico ha perso solo contro il Bologna.

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Questa volta il secondo tempo, invece di aprirsi con un blackout, come successo nelle ultime uscite, ha consentito ai capitolini di riportarsi in vantaggio grazie a una magia di El Shaarawy, che non poteva desiderare un ritorno migliore in Italia. Da lì è venuta leggermente meno la condizione fisica, ma l’ingresso di Totti ha riportato equilibrio e sicurezza. Ed ecco che ci troviamo davanti al secondo problema: un Edin Dzeko ormai in crisi vera, confuso, nervoso. La sua involuzione non la ritroviamo solamente in zona gol, dove quest’anno non ha mai avuto picchi, ma soprattutto nel gioco di squadra e nei contrasti aerei, dove nelle prime partite era padrone di ogni duello, mentre ultimamente non riesce mai ad anticipare l’avversario. L’arrivo nella capitale di Diego Perotti, un ottimo rifinitore, potrebbe rivelarsi un ulteriore supporto per il bosniaco, che ha solo bisogno di ritrovare la serenità. A proposito di bosniaci, non possiamo che sottolineare infine la buona prova all’esordio di Ervin Zukanovic  e le difficoltà incontrate ancora da Miralem Pjanic nel suo nuovo ruolo, che si dimostra più a suo agio in posizione avanzata.

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