Le inverse identità della Capitale

Le inverse identità della Capitale

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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI) – Il derby di sabato sera stravinto dalla Lazio permette considerazioni, non solo tecnico/tattiche, che vanno oltre il risultato e perfino oltre l’esito finale della stagione. Partiamo dalla Lazio: è una squadra solida con un’identità tattica data dall’allenatore nella quale gli interpreti si ritrovano. Il valore di alcuni calciatori è indiscutibile, il problema è che scarseggiano le alternative. A certi livelli, tra impegni, condizione fisica, infortuni e squalifiche la coperta biancoceleste è sempre troppo corta. Lo ha dimostrato la passata stagione e lo conferma quella attuale. La società ha i conti a posto e viaggia con parsimonia nel segno della continuità. Ora però, vista la concorrenza è davanti a un bivio: fare un passo in avanti o accontentarsi. Nell’ultimo caso il rischio è di arrivare fino al traguardo, prendersi gli applausi ma piazzarsi fuori dal podio.

La Roma ha il problema di viaggiare a due velocità. Da una parte c’è la società, organizzata, ambiziosa e con progetti imprenditoriali ben chiari. Dall’altra la squadra che fatica a consolidarsi e ad avere un’identità. In queste stagioni americane troppe volte il progetto tecnico è mutato, tra allenatori e giocatori, sono cambiate filosofie tattiche e strategie tecniche. Quella di quest’anno poi è tra le più confuse, la squadra non ha mai avuto un gioco, alcuni interpreti sono stati sbagliati mentre altri sono inadeguati. La prossima estate, indipendentemente dai risultati, ci saranno altri profondi cambiamenti, si ripartirà di nuovo nella speranza di un progetto chiaro e condiviso.

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