L’incubo Dea e l’obbligo di evitare altre umiliazioni

L’incubo Dea e l’obbligo di evitare altre umiliazioni

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Nordista Romanista di Pino Vaccaro

La ferita è ancora aperta. Ed è dolorosa. E ho faticato, non poco, prima di prendere sonno. Sono amareggiato, ma un po’ me l’aspettavo: l’Atalanta di Gasperini è un incubo. È la versione restaurata dell’Esorcista con tutti gli effetti speciali annessi. Un horror adrenalinico, per ogni tifoso della Roma: si susseguono le scene più cruente ogni anno, da un triennio a questa parte. L’ indemoniata che si aggrappa al soffitto ha la faccia di Ilicic che ci fa a fette l’anima in pochi minuti. Lo “stregone” Gasperini l’ha capovolta nel secondo tempo sfruttando una rosa più profonda e più qualitativa. Oggi l’Atalanta è semplicemente più forte. Come lo è da due anni a questa parte. Essere meno forti però non significa accettare di soccombere in malo modo sotto i colpi di Ilicic e Zapata. Schiaffeggiati come ragazzini irrispettosi. Era già successo a Napoli ed è accaduto di nuovo anche se in circostanze molto diverse. Il secondo tempo di Bergamo, come quello di Napoli vanno scolpiti nella testa dei giocatori perché non ricapiti più. Avere addosso la cascata del Niagara è una sensazione terribile che produce asfissia anche da davanti la TV. Fonseca è l’ultimo dei problemi: è un buon allenatore che guida una buona rosa. Non è un top, ma la squadra a disposizione non è di certo un capolavoro di Picasso. Ci sono anche scarabocchi, si sapeva già prima, eppure personalmente contesto la proiezione da settimo posto disegnata alla vigilia dai cosiddetti operatori del settore, o addetti ai lavori. Oggi Fonseca sta facendo bene, non benissimo, ma bene sì. Sul campo ha ottenuto esattamente gli stessi punti dello scorso anno. E occupa la stessa posizione di 12 mesi fa. Si poteva fare di più? Forse sì. Ma neppure troppo di più, perché in fin dei conti siamo in linea con gli obiettivi stagionali. L’accusa riferisce che con il monzambicano in panchina non si fa il salto di qualità e che gli esami di maturità si falliscono automaticamente. La difesa invece replica dicendo che la rosa non è all’altezza di chi ci precede e che quindi Fonseca sta già compiendo un’impresa accompagnando la Roma a sette punti dalla capolista.

A me Fonseca piace, ma oggettivamente hanno del vero entrambe le posizioni e se fossimo in un tribunale il giudice avrebbe il suo bel da fare prima di dare ragione agli uni o agli altri. Sentenza sospesa. Il mister si giocherà il proprio futuro con i risultati: dovesse arrivare tra le prime quattro la conferma sarebbe automatica, altrimenti il congedo sarebbe fisiologico. Merita però di potersela giocare al massimo della potenzialità. Con una rosa più completa dove potrebbe arrivare Fonseca? Gennaio è vicino e il mercato di riparazione è la prima opzione da perlustrare per dare una mano al mister venuto dal Mozambico. Mirante è un buon secondo, ma resta un secondo portiere. Affidabile, ma da panchinaro. Se Pau Lopez non convince, il portiere è un investimento che va effettuato senza esitazione. La batteria dei trequartisti va ingrossata per dare respiro e alternative tecniche a Mikhitaryan e Pedro, in attesa del ritorno dello “Zaniolone”. Le giovani promesse possono aspettare: urge esperienza, qualità e “garra”. Firmo per il ritorno del Faraone, sottoscrivo col sangue in alternativa l’eventuale approdo del Papu Gomez. Magari. Ma qualcosa va combinata per forza. A destra il ragazzetto con il nome d’attore Hollywoodiano (Reynolds) va benissimo. E poi un centrocampista di forza in mezzo al campo. Un colpo alla De Paul o alla Nandez. Troppa roba, soprattutto per gennaio: sogni destinati a restare sigillati nei cassetti. Prima però c’è il Cagliari e non si può sbagliare. Il trittico Cagliari, Sampdoria e Crotone dirà molto rispetto alle nostre ambizioni e dunque l’imperativo è non “toppare” incontri sulla carta ampiamente alla portata di questo gruppo. Sarebbe delittuoso e senza ritorno.

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