L’indomita Roma di Paulo e “Scanderbeg” Kumbulla

L’indomita Roma di Paulo e “Scanderbeg” Kumbulla

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NORDISTA ROMANISTA di Pino Vaccaro

Contesto aspramente chi parla di due punti persi a San Siro. Ieri la Roma con le unghie, con il sudore e con carattere da vendere si è guadagnata con merito un punto preziosissimo. Nessun pianto. Nessun volo pindarico. Davanti, e forse ci si dimentica che esistono anche gli avversari, avevamo la squadra che nel post lockdown si è meglio adeguata collezionando una serie di risultati spaventosi. La miglior squadra d’Europa nello specifico segmento, di un calcio che con l’emergenza sanitaria è profondamente cambiato. Il Milan di Pioli si è trasformato meglio di chiunque altro, meglio di un camaleonte in un aridissimo deserto. Prendiamo questo punto e facciamone tesoro. Vale tanto, tantissimo. La Roma contro il Milan dei record, contro la capoclassifica della SerieA, fresco vincitore del derby, ha recuperato tre volte. Roba da leccarsi i baffi. Ripetiamolo insieme: partita riacciuffata ben tre volte. Epici. Carattere mai domo che ci porterà molto lontano. È la terza rimonta dopo Benevento e Young Boys. Una caratteristica che l’anno scorso non avevamo quasi mai sfoderato. Non siamo stati scintillanti e forse sul piano delle occasioni il Milan ha fatto qualcosa di più, ma la squadra di Fonseca si è aggrappata al proprio orgoglio e anche agli errori grossolani di Tatarusanu. A loro mancava il fuoriclasse Donnarumma, ma in fatto di assenze lasciare sul piatto Smalling, Zaniolo, Diawara non è cosa di poco conto. La Roma a tratti ha anche sbandato, accettando sempre l’uno contro uno, come nelle migliori tradizioni di calcio continentale: Gasperini ieri sera si sarebbe esaltato. Due pugili sanguinanti che se le sono date di santa ragione fino al gong: nessuno è crollato al tappeto e la Roma se n’è tornata a casa senza rammarico.

 

Abbiano fermato la capolista che nelle ultime dodici ne aveva vinte 10 con due pareggi surclassando nel frattempo Roma, Inter, Juve e Lazio. Parlare di due punti persi è peccato mortale. Quel senso di mancata resa che indomiti abbiamo sbattuto in faccia al mondo per tre volte è corredo genetico da valorizzare durante la stagione. Ibra ci ha spaventati – davvero formidabile il vichingo di Malmoe – disorientando a tratti una truppa, quella arretrata, giovane e inesperta. La Roma è l’immagine di “Scanderbeg” Kumbulla, che arranca all’inizio contro Re Ibra, ma che poi, mai domo, da fiero condottiero d’Albania come era stato il suo connazionale, il leggendario medievale Giovanni Castriota, ha riacciuffato con l’uncino il sontuoso pareggio. Il nostro Giovanni Castriota “Scanderbeg”. Ci è riuscito proprio grazie a un assist dello stesso “Dio” Vichingo che lo aveva mortificato dandogli il benvenuto a San Siro dopo neppure due minuti di gioco. Sarebbe crollato chiunque. Sarebbe crollata qualunque altra squadra. Non Kumbulla. Non la Roma. Il problema semmai è a destra, ma già lo sapevamo prima. Leao contro Kardsdorp ha fatto scintille innescando due gol. E nel finale a momenti Bruno Peres consegna il corridoio vincente in area a Theo Hernandez, totalmente inesistente fino a quel momento. Un bel terzino destro a gennaio e siamo più tranquilli. Indomiti già lo siamo e rispetto all’anno scorso tutto ciò è un grande passo in avanti.

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