L’orgoglio di Pjanic: “Adesso ci penso io”

L’orgoglio di Pjanic: “Adesso ci penso io”

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rassegnastampaIL MESSAGGERO – Sembra un altro. Motivato, inserito, pure più sereno. Miralem Pjanic ricomincia da tre. Il terzo anno in giallorosso: consacrazione o bocciatura. Non si scappa. Non c’è più Zeman, che ha faticato a trovargli una posizione; Andreazzoli ora è rientrato nei ranghi e anche lui comunque non è riuscito a tirare fuori il meglio da Mire.

AL CENTRO DEL PROGETTO –  Si riparte. Con migliori propositi e presupposti: con Garcia parla la stessa lingua, crede nel nuovo tecnico, che gli ha affidato le chiavi del centrocampo. È finita l’epoca del sentirsi sballottato a destra e a sinistra, insomma: farà il regista. «È vero, c’è un buon feeling con Garcia. Il tecnico e il suo staff parlano molto con noi. Fare il regista mi piace. In futuro vedremo, ma sono pronto a ricoprire ogni posizione, l’ho già fatto». Si dice sempre così. Poi con una botta di sincerità ammette: «Certo, se dovessi giocare sempre nello stesso ruolo sarebbe più facile per me». Questa è la chiave. Stare al centro del gioco è meglio per uno come lui, piede raffinato ma poco avvezzo alla fatica. «Il tecnico vuole qualità a centrocampo, possesso palla e profondità. È un allenatore molto esigente. E lo abbiamo capito tutti. C’è in noi la voglia di fare grandi cose dopo le ultime annate. Maicon? Lo dobbiamo ancora vedere, per ora è infortunato».

IL RUOLO DI LEADER –  Qualcosa è cambiato, dicevamo. Mire parla spesso con Garcia, traduce per i compagni, è al centro dell’attenzione. «Mi sento più importante. Voglio portare la squadra in alto. Il mio finale di campionato non è stato buono, ho avuto grandi problemi dopo l’infortunio, ho giocato con tanti dolori alla caviglia. Ma adesso è passato, quest’anno sono motivato, vista anche e soprattutto quella finale, che ha fatto veramente male. Quest’anno voglio dare tanto alla Roma e aiutare l’allenatore ad abituarsi a questa piazza. Il mio futuro? Non voglio andare via, poi nel mercato non si sa mai. Non so qual è la posizione economica della società, se ha bisogno di cedere se per me ha ricevuto un’offerta. Ma i dirigenti conoscono il mio obiettivo, io voglio rimanere. Il rinnovo? Non si fa in un giorno, vedremo».

LA GAFFE E LULIC –  Pjanic è stato accolto male in ritiro. Insultato, anche pesantemente, durante i primi giorni di lavoro a Riscone. Perché in tanti non hanno preso bene le sue parole di qualche tempo fa, subito dopo il derby del 26 maggio: «Mi dispiace aver perso contro la Lazio ma sono contento per Lulic perché un mio amico». Ieri, il chiarimento: «Lo dico una volta sola e non ne voglio più parlare: ciò che è uscito non era vero. Ero arrabbiatissimo ma non volevo smentire. Ogni volta che faccio un’intervista in Bosnia qui esce completamente un’altra cosa. Ho sempre avuto rispetto per i tifosi. Anche per me è stata una brutta sconfitta, la più dura della mia carriera»

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