LUISS, De Sanctis: “Sono tornato grazie a Monchi. Kolarov? Si è confrontato...

LUISS, De Sanctis: “Sono tornato grazie a Monchi. Kolarov? Si è confrontato con Totti e De Rossi” – Di Fra: “La 10 a Zaniolo? E’ presto…” (FOTO)

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In occasione della sesta edizione del Corso da Team Manager, organizzato presso l’università LUISS, presenti Morgan De Sanctis, attuale club manager della Roma ed Eusebio Di Francesco. Queste le parole dell’ex portiere giallorosso: “Monchi l’avevo conosciuto a Siviglia come giocatore, mi telefonò dopo Roma-Genoa (il giorno dell’addio di Totti), credevo volesse farmi tornare a Roma come calciatore e invece mi propose un ruolo capace di rappresentarlo quando lui era assente. Era il ruolo di team manager. Non ho avuto un attimo di esitazione, anche perché volevo tornare alla Roma e rimanere nel mondo del calcio. Ho tre referenti in squadra: allenatore, amministratore delegato e direttore sportivo. Io mi trovo nel mezzo. La Roma è una società strutturata in maniera importante. Ho a che fare con tutto l’ufficio stampa, il marketing, chi si occupa del magazzino e della manutenzione Trigoria, Roma Cares, Roma Club ecc. Ci sono dei rischi: non bisogna perdere la credibilità e la fiducia da parte di tutti”

 Ha influenza nelle scelte di mercato?
Il Team Manager raccoglie informazioni. Per la mia sensibilità di ex calciatore so cosa vuol dire per qualcuno approcciarsi al mercato e lo sa anche il mister. Quando un calciatore dice qualcosa tu le senti e le comunichi, ballando su un equilibrio particolare. A volte da calciatore mi dicevano che ero un uomo società e mi arrabbiavo, ma da un certo punto di vista mi rendeva orgoglioso. Non si deve perdere la fiducia dei giocatori sennò nello spogliatoio non ci puoi più stare. Un esempio: ho legato molto con De Rossi, per questioni anagrafiche non è che frequenti tutti fuori dallo spogliatoio. Prima uscivamo io e lui, adesso ci siamo imposti di non vederci più tanto perché avendo ruoli diversi non è adeguato. Monchi mi ha detto subito “ricorda che non sei più calciatore”.

Compiti del Team Manager?
“Deve essere sempre disponibile, il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Poi c’è la comunicazione. Da giocatore vestivo casual. Quando sono diventato Team Manager ho cambiato abbigliamento per far capire ai miei ex compagni che non ero più uno di loro. È importante sapere sempre cosa dire, quando dirla e a chi dirla. Il secondo argomento è l’organizzazione. Si deve organizzare tutto, trasferte, ritiri, biglietteria. Pensando alla biglietteria mi viene un po’ il prurito, ci vuole tanto lavoro. Un altro tema è quello burocratico. I rapporti con l’Uefa, la Figc o la Lega, è stato molto difficile, ho dovuto studiare. Nei momenti delicati, poter dare il giusto suggerimento ai protagonisti è importante. Racconto un episodio: Samp-Roma dell’anno scorso. Strootman è stato protagonista di un errore dell’arbitro. Avevo due opzioni, spiegare a Kevin che l’arbitro aveva sbagliato e far si che venisse espulso per la sua reazione incontrollata, o dire una mezza bugia a fin di bene. Ho scelto la seconda. Il quarto punto è l’educazione. Si deve conoscere la storia del club per poterla trasmettere. Dovete essere educatori, anche lavorando nei settori giovanili. Ho tre figlie femmine, pensavo di non dover mai gestire un figlio calciatore, invece mia figlia maggiore ha deciso di diventare portiere. Non volevo mai andarla a vedere, un giorno sono dovuto andare. Lei ha preso tre gol in maniera un po’ imbarazzante, come nei peggiori incubi. Un genitore ha iniziato a parlar male di lei, io pensavo di essere su Scherzi a Parte. O scappavo o provavo a educarlo. Ho scelto la seconda, gli ho detto che questo tipo di consigli avrebbero dovuto darli i dirigenti”.

Il caso Kolarov, come lo avete gestito?
“Essendo un professionista di livello e di età avanzata, c’è stato un confronto con il Team Manager. Poi si è confrontato con allenatore, con ds e compagni. Il confronto più importante è con De Rossi e Totti. Alla Roma ti spiegano come comportarti per avere meno pressioni possibili. Per questo è importante conoscere la storia del club. Io non mi sarei mai permesso di dire qualcosa a Kolarov di mia volontà. Lui è venuto per sfogarsi, è stato un momento delicato. A volte devi capire come buttare acqua sul fuoco. A volte, nonostante il regolamento, si deve usare il buon senso. Il calciatore all’inizio quando vede il regolamento si spaventa ed è restio a firmarlo. A volte più che essere rigido devi cercare di ammorbidire. L’episodio di Nainggolan a capodanno è stato un momento delicato. Sono stato orgoglioso della scelta della mia società e del mio allenatore. Quella scelta ha dato tanto alla squadra“.


Foto profilo Twitter @SPORTLuiss

Queste invece le parole di Eusebio Di Francesco: “Ieri abbiamo avuto una discussione tattica con Morgan, ma abbiamo sdrammatizzato. La capacità del team manager è quella di portare il sorriso, anche al proprio allenatore. Lui si è preso responsabilità che erano spesso mie ed anche io l’ho fatto con lui. L’attenzione di un team manager è nella settimana. È determinante che si prepari ogni situazione. Infatti sto rompiscatole mi manda messaggi anche a mezzanotte e mezza e spesso faccio finta di non rispondere (ride, rivolto a De Sanctis ndr)”.

“Ai calciatori dico che quando si invecchia si accorcia la lingua. L’allenatore è importante perché vuole che tutto vada nel migliore dei modi. L’attenzione del Team Manager è nella preparazione di una settimana, quotidianamente, anche nel giorno di riposo degli atleti. Questo rompi scatole di De Sanctis mi scrive anche a mezzanotte. Io l’ho fatto in maniera diversa, dovevo stare vicino ad allenatore e squadra. Non lo sentivo e dopo 3 mesi ho avvertito la società che sarei andato via. Non ho scelto subito di fare l’allenatore, è arrivato dopo. È stata una grande esperienza e conosco le difficoltà. De Sanctis vorrebbe fare l’allenatore ma non ci capisce niente (ride, ndc)”.

Continua Di Francesco“La capacità del Team Manager è portare il sorriso nella squadra e al proprio allenatore e loro ci riescono anche se a volte mi fanno arrabbiare. A volte De Sanctis ha preso responsabilità per me, come io ho preso le sue. Ci sta anche Gombar, che farà questo lavoro a livello top. Gestire i calciatori in diritto e doveri non è facile”. 

Un appunto anche sullo statuto all’interno di un club: “Il regolamento interno deve essere rispettato, se così non fosse c’è la gestione delle multe. Nonostante hanno stipendi importanti, anche quando ai calciatori tocchi il portafoglio non la prendono bene. Noi mandiamo tutti i fondi al Roma Cares. Non è vincente chi arriva primo, ma chi va oltre i propri limiti. È un concetto universale valido sia nel lavoro che nella vita.”

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