Lulic choc: «Ruediger fa il fenomeno, a Stoccarda vendeva calzini e cinture»

Lulic choc: «Ruediger fa il fenomeno, a Stoccarda vendeva calzini e cinture»

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Il Corriere della Sera (V.Vecchiarelli) – È il clima del derby, dei nervi tesi a prescindere, della paglia che prende fuoco dopo i festeggiamenti sotto la curva Sud per il primo gol dei due gol della Roma. Appiccata da un gesto irriverente di Kevin Strootman che fa esplodere la rissa che costa il cartellino rosso direttamente dalla panchina al laziale Danilo Cataldi, anche se la baruffa collettiva sembra molto più televisiva che reale, fino ad approdare alle parole senza freni di Senad Lulic, l’ultimo a segnare un gol vittoria per la Lazio in un derby (26 maggio 2013, nella famosa finale di Coppa Italia), che parla senza freni a botta calda di una sconfitta indigesta. «Abbiamo fatto due errori che non dobbiamo e non possiamo commettere soprattutto quando si gioca il derby – attacca il jolly biancoceleste – e abbiamo perso la partita. Nel primo tempo avremo dovuto fare almeno un gol e la gara sarebbe stata un’altra. Non credo, però che questa sconfitta ci possa ridimensionare, abbiamo perso una partita dopo nove risultati utili consecutivi. Il campionato è ancora lungo e i conti li faremo tutti insieme alla fine». E alla fine tira fuori la sciabolata che potrebbe avere un pericoloso effetto boomerang, raccontando a modo suo la sfida con il difensore romanista Ruediger: «La sua provocazione dopo il primo gol? Ruediger già parlava prima della partita, appena due anni fa vendeva calzini o cinture a Stoccarda e adesso fa il fenomeno. La colpa non è la sua, ma di chi gli sta intorno che sta facendo crescere un ragazzo maleducato. Lasciamo stare queste provocazioni, tanto capiteranno anche in futuro».
Parole che avranno uno strascico nelle prossime ore perché la Procura federale dovrebbe aprire un’inchiesta e accertare se siano a sfondo razzista (articolo 11 del codice di giustizia sportiva) Lulic rischia una lunga squalifica. Motivo per cui Arturo Diaconale, responsabile della comunicazione della Lazio, durante la conferenza stampa di Simone Inazghi ha cercato di fare sfoggio di diplomazia per correre ai ripari: «La società si rammarica per questa dichiarazione e di come sia stata interpretata. Il giocatore stesso si è corretto immediatamente. Di sicuro tra i due è una polemica andata oltre le righe, iniziata con le dichiarazioni del giocatore della Roma (in un’intervista dei giorni scorsi il difensore giallorosso aveva dichiarato: «Lazio chi?», ndr) e proseguita in campo durante la partita. Chiedo solo di non sovraccaricare parole uscite a caldo dopo una sconfitta, arrivata, come avete visto tutti, a causa di due errori». «Non possiamo certo pretendere – ha continua Diaconale – che i giocatori all’improvviso diventino tutti santi e paladini del politicamente corretto. Viviamo in un mondo della comunicazione globale in cui gli insulti sono all’ordine del giorno, basta vedere in che clima siamo arrivati a votare per il referendum. Io so solo che Lazio vuole mantenere uno stile fatto di lealtà, correttezza e legalità».

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