Markus Krösche, il ‘pupillo di Rangnick’: dal campo alla scrivania, la mutazione...

Markus Krösche, il ‘pupillo di Rangnick’: dal campo alla scrivania, la mutazione del ds ‘sostenibile’

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FOCUS CGR – “Siamo felici dell’arrivo di Mark, era tra tutti i candidati la primissima scelta di Rangnick. Porterà con se la sua comprovata esperienza”. Giugno 2019, Ralf Rangnick lascia la guida del Lipsia (e il ruolo di Ds) e viene nominato dal gruppo Red Bull – Head of Sport and Development Soccer – di tutte le squadre della galassia sportiva creata dal colosso imprenditoriale. E‘ Rangnick ad indicare in Krösche il suo successore naturale nel ruolo di ds del club tedesco. Inizia così la storia più recente di questo giovane dirigente alla guida di una società che, solo qualche mese fa, ha sfiorato la finale di Champions League. Ma la storia di Oliver Markus Krösche nel calcio tedesco inizia, ovviamente, dal campo. Nato ad Hannover il 17 settembre 1980, cresce calcisticamente a Brema, ma lega indissolubilmente il suo nome da calciatore al Paderborn: quasi 14 anni di carriera vissuti nella Renania Settentrionale, oltre 300 presenze e 15 gol, nel ruolo di mediano davanti alla difesa. Insomma, una bandiera.

LA MUTAZIONE – Krösche non è solo un professionista del pallone ma anche uno studioso. Parallelamente alla sua carriera da calciatore infatti, si laurea in economia aziendale presso l’ Università di scienze applicate di Paderborn nel 2008 e la sua tesi di laurea affronta il tema della situazione finanziaria dei professionisti del calcio dopo la loro carriera – un’indagine empirica tra 400 professionisti del calcio. Nel 2014 si ritira e inizia la trafila come allenatore nelle giovanili del Paderborn, prima di legarsi a Schmidt – come secondo allenatore – al Bayer Leverkusen. Un biennio da assistente manager, poi l’addio di Schmidt alle ‘aspirine‘ lo porta a prendere una clamorosa decisione: tornare al Paderborn, questa volta da direttore sportivo. All’inizio l’esperienza si rivela quasi fallimentare, tanto che la squadra tedesca rischia la retrocessione in quarta serie. Il Paderborn, con Steffen Baumgart in panchina, si salva solo perchè un altro club (il Monaco 1860) non riceve la licenza per iscriversi al torneo. Il Paderborn resta nella serie C tedesca e in due anni conquista una doppia, clamorosa promozione prima alla B tedesca poi in Bundesliga nel 2018/19.

LA CONTESTAZIONE – Nel 2019 – come detto – arriva la chiamata del Lipsia, su indicazione di Rangnick. La vera curiosità è relativa alla particolarità dell’accordo che inizialmente lega il passaggio di Krösche dal Paderborn alla galassia RedBull. I due club infatti, in occasione del passaggio a Lipsia del giovane direttore sportivo, hanno stretto un rapporto di partnership sportiva, concordando testualmente un “piano ampio e a lungo- termine di cooperazione, con l’obiettivo di sostenersi a vicenda e ottenere il meglio dal potenziale sportivo di ogni club “. Da qui la rivolta dei sostenitori del Paderborn (appena promossi in Bundesliga), tesa a boicottare le partite della formazione tedesca, perchè ritengono il suddetto accordo, altamente irrispettoso della storia del club. “Non vogliamo diventare un club satellite”, questo il manifesto della protesta dei tifosi locali. L’impopolarità del Lipsia è dovuta proprio al fatto che in Germania, storicamente, i club hanno dei board ‘democratici’, espressione di una rappresentatività diretta legata, non totalmente, ai classici azionariati popolari. L’impianto proprietario del Lipsia è aspramente contestato in Germania, in quasi tutti gli stadi, perchè ‘preoccupante espressione della mercificazione del calcio’. Le connessioni intrinseche del Lipsia sia alla Red Bull che ad altri club all’interno del gruppo Red Bull, in particolare i campioni austriaci del Red Bull Salisburgo, hanno anche attirato critiche e accuse di distorsione della competizione, con 22 giocatori che si spostano tra i due club dal 2012. L’accordo di collaborazione tra Paderborn e Lipsia è saltato dopo un paio di mesi, inevitabile pensare che la rivolta dei tifosi locali possa aver inciso su questa decisione. (PER APPROFONDIRE IL TEMA CLICCA QUI).

Fonte foto: Twitter Lipsia

IL MODELLO SOSTENIBILE – Nella sua prima stagione al Lipsia, Krösche lega la sua attività al neo tecnico Nagelsmann: terzo posto in Bundesliga, semifinale di Champions League, ma soprattutto una serie di calciatori di livello inseriti nella formazione titolare. Da Angelino a Dani Olmo, da Nkunku alla scommessa Schick, rilanciato dopo due stagioni incolori nella capitale. Legame con la Roma che – nonostante il mancato riscatto del ceco – ha visto Krösche provare un’altra scommessa: Justin Kluivert, in prestito con diritto di riscatto. La cessione di Timo Werner al Chelsea (53 milioni di euro) la seconda cessione più onerosa della storia del club, dopo quella di Keita al Liverpool (60 milioni). Krösche ha un contratto di altre due stagioni, con scadenza nel 2022. Recentemente in un’intervista ha rispedito al mittente la critica rivolta al Lipsia (definito un ‘club in provetta’): “La considerazione nei nostri confronti sta cambiando rapidamenti e i recenti ottimi risultati in Champions ne sono la dimostrazione. Non siamo un progetto, siamo una squadra di calcio. Abbiamo gli stessi obiettivi di tutti gli altri e vogliamo avere successo nello sport”. Krösche è abituato a perseguire l’investimento sostenibile: lo faceva al Paderborn, in un club minore di Germania, lo fa oggi al Lipsia a causa della pandemia: “Dobbiamo guardare all’equilibrio economico in questa fase per non esser travolti. Bisogna riflettere bene su chi e cosa investire.L’apporto del settore giovanile è fondamentale”. Sostenibilità, giovani di valore, investimenti corretti, elementi che probabilmente hanno spinto i Friedkin, su suggerimento di qualcuno (Rangnick?) a visionare la candidatura di Krösche, nome nuovo nel lungo casting della società giallorossa.

 

 

 

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