Match stregato

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Quante possibilità ci sono di cambiare la storia? Se sei della Roma pochissime. È lei che ti perseguita, che non ti fa svoltare. La Roma è il club delle occasioni perse, quelle a cui siamo abituati da anni e anni; ogni volta è una nuova speranza, ogni volta, puntualmente, è una nuova delusione. Quando c’è la possibilità di approfittare di alcune situazioni di classifica c’è sempre qualcosa che va storto. Poco importa se la causa è la mancanza di personalità, di gioco, di prestazione o semplicemente la sfortuna. Dopo quasi 90 anni di storia la gente vuole vincere, in qualunque modo (onesto), e come dargli torto. La notte di Halloween fa sparire i dolcetti e lascia solo un brutto scherzo ai giallorossi, puniti dall’unico tiro in porta dell’Inter. Chi sostiene che i nerazzurri abbiano meritato la vittoria o mente o è in malafede. Perché è vero che chi vince ha sempre ragione, ma nessuno da più certezze dei numeri. E se Handanovic fa il record di parate in una partita, addirittura 9, non può stare in piedi la dichiarazione di Mancini a fine gara: “Non abbiamo concesso nulla alla Roma”. Senza contare le altre occasioni terminate a lato di un soffio e non respinte dal portiere sloveno. Se la Roma avesse vinto 4-1 come la Fiorentina un mese fa nessuno avrebbe avuto nulla da ridire. Le chance le ha sprecate la squadra di Garcia, su questo non ci piove, ma guai a stravolgere la realtà. E guai anche a rimettere al centro del patibolo il tecnico francese: se si vince è merito delle individualità, se si perde è sempre colpa sua. Come se fosse stato lui ad arrivare in ritardo sul tiro respinto di Maicon, o a calciare per tre volte in pochi secondi addosso al portiere. Sfido a trovare tanti allenatori in grado di comandare il gioco a San Siro contro la miglior difesa del campionato.

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Non vi meravigliate se qualcuno sostiene che questa sia la piazza più difficile del mondo. È un’esagerazione, ma nella capitale ci sono ormai troppe persone che aspettano di vedere una sconfitta per ribadire le solite frasi: “Garcia vattene”, “Sabatini laziale”, “Rudiger sei una pippa” (anche Dzeko lo è diventato ormai) “americani straccioni” e via via. È la classe definita degli «avevodettisti». Persone nate per criticare e non per tifare; persone che chiedono equilibrio in campo, ma sono i primi a non averlo. Sono anche loro il club delle occasioni perse, perché perdono l’occasione di rimanere in silenzio. Dannati «fucking idiots».

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