Montella: colpevole o innocente?

Montella: colpevole o innocente?

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GUERIN SPORTIVO – L’aereoplanino era arrivato nella capitale il 21 febbraio scorso per sostituire il dimissionario Claudio Ranieri e per guidare la squadra verso la Champions League. Traguardo, questo, svanito ieri a Catania, al termine di una sconfitta che ha definitivamente posto la parola fine sulla stagione giallorossa (per l’Europa League serve ancora un punto).
In un anno la Roma è passata dal lottare per lo scudetto all’essere fuori anche dai primi quattro posti. In mezzo due allenatori e vicende societarie che hanno inevitabilmente distratto l’ambiente. Il lavoro di Montella può essere considerato soddisfacente o no? Lui, è colpevole o innocente, in quest’annata fallimentare?

Colpevole, perché?
1 – Nelle ultime due partite ha perso quattro punti. Se non l’avesse fatto l’Udinese, a una giornata dal termine, sarebbe stata distante solo 1 punto. Contro il Milan e contro il Catania la squadra non ha dimostrato quella cattiveria agonistica e voglia di vincere che aveva messo in luce in altre partite.
2 – La vittoria di Bari, datata 1 maggio, è frutto più del caso che del merito. La verità è che da un mese a questa parte la Roma è sembrata essere stanca e con poche idee, forse Montella avrebbe potuto dare più spazio al turn over e far rifiatare qualche big.
3 – Menez. Uno dei giocatori più talentuosi del calcio italiano, con l’aereoplanino non ha trovato più spazio e si è spento all’improvviso. Perché non si è più creduto nel suo talento?
4 – Borriello, secondo marcatore stagionale della Roma dietro Totti, con Montella si è accomodato in panchina. Stesso discorso di Menez. La verità è che nel progetto tattico del giovane e ambizioso allenatore giallorosso, c’è stato spazio solo per una punta di ruolo: Francesco Totti.
5 – L’inesperienza non è una colpa. Ovviamente. E in sfide contro allenatori come Del Neri o Delio Rossi, la differenza, però, l’ha fatta proprio l’esperienza. I due successi di Juve e Palermo a Roma sono stati capolavori tattici dei due tecnici appena citati.

Innocente, perché?
1 – Parlano i numeri: arrivato a febbraio ha preso una squadra in crisi di gioco e con lo spogliatoio spaccato. Lui ha ricompattato il gruppo, si è affidato ai senatori, ha tenuto le vicende societarie lontane e ha collezionato in 12 gare 6 vittorie (il 50%), 3 pareggi e 3 sconfitte, con 18 reti fatte e 15 subite, andando ad un passo dal quarto posto.
2 – Ha ridato alla Roma quell’identità tattica perduta, riproponendo il 4 – 2 – 3 – 1 spallettiano che dalle parti di Trigoria è sinonimo di successo e spettacolo. Figuracce come quella di Genova contro il Genoa o di Champions contro lo Shaktar sono state solo un ricordo lontano.
3 – Ha avuto l’intelligenza, in un momento difficile, di puntare sul giocatore più rappresentativo di Roma: Francesco Totti. Il pupone, spostato al centro dell’attacco, è tornato a segnare con regolarità, dimostrando al mondo intero di non essere per niente quel calciatore sul viale del tramonto che pareva essere diventato con Ranieri in panchina.
4 – Ha avuto la personalità di compiere scelte ed esclusioni importanti. Non guardando in faccia nessuno e cercando di far capire a tutti che era lui a comandare. Fuori J. Sergio e dentro Doni, fuori Borriello, Simplicio, Menez e dentro Pizzarro, Perrotta e Totti. La squadra, grazie anche alla sua chiarezza, l’ha sempre rispettato.
5 – Ha vinto il derby contro la Lazio, aspetto da non sottovalutare in una piazza come Roma, dove la stracittadina è quasi un campionato a parte.

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