Mourinho: “Rimarrò qui minimo altri 2 anni. Finale squilibrata: il popolo albanese...

Mourinho: “Rimarrò qui minimo altri 2 anni. Finale squilibrata: il popolo albanese tifi per noi. Smalling, Miki, Zaniolo e Karsdorp out per Torino. Troppa euforia, per me conta solo venerdì”

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Conferenza Stampa : Josè Mourinho e Henrix Mkhitaryan

CONFERENZA STAMPA Josè Mourinho a due giorni dal match contro il Torino ha parlato ai cronisti presenti a Trigoria:

Aspetto emozionale, ha parlato di famiglia e di rapporto di grande empatia. Le piacerebbe poter essere il Ferguson della Roma?
“Ferguson è stato lì più di 20 anni, io per stare qui 20 anni, con 59 che ne ho sarebbero 79, sarebbe più duro (ride ndr). Fino a 70 sì, dopo sarebbe più dura. Capisco la tua domanda, mi piace tanto stare qui, questo è visibile, si sente, ho accettato un profilo di progetto e questo progetto sono 3 anni, vediamo dopo qual è il profilo di progetto dopo questi tre anni. Penso di rimanere qui questi 3 anni, non è che sto pensando o cercando di partire prima di questo triennio e dopo si vedrà la direzione del progetto. Qualche volta i progetti si avvicinano di più a quello che uno pensa, altre volte i progetti si allontanano un po’ di più. Il calcio è oggi e al massimo domani e domani è la prossima stagione, voglio stare qui”.

Cosa sente di aver già vinto in questo suo primo anno a Roma? Cosa sente serva ancora per vincere?
“Difficile per me fare bilancio, molto difficile rispondere. Domanda complicata. Non voglio rispondere”

C’è grande entusiasmo a Tirana in attesa della Roma, per il suo arrivo, ci sono però anche problematiche dei romanisti perchè è stato scelto dall’UEFA questo stadio da 20 mila spettatori. Un commento su questa scelta? Poi una domanda su Kumbulla, ritornerà da finalista e i tifosi albanesi se lo aspettano in campo, sarà così?
“Mi aspetto dai tifosi albanesi con Kumbulla o senza, nell’unico punto di connessione in quella finale lì, devono stare di qua e non di là, se la Roma vince la coppa c’è un albanese che alza la coppa, c’è un albanese che alza la coppa a Tirana, questo per me deve essere più che sufficiente per il popolo albanese, essere più vicino alla Roma che al Feyenoord. Questo ci permette di avere un equilibrio, perchè senza questo è squilibrata la finale: noi abbiamo una finale venerdì e poi quella di Tirana, loro sono in vacanza, hanno tempo per prepararsi, per riposarsi, sarà squilibrata senza l’appoggio del pubblico albanese. Una finale in Albania per me è un piacere, un doppio piacere: perchè giochiamo la finale e perchè vanno per la prima volta in uno dei pochi paesi dove non ho mai giocato. Posso dire anche piacere di avere qualche amico importante a Tirana, nella società civile albanese. Sul campo con pochi spettatori per due club della dimensione di Roma e Feyenoord, è l’unico punto negativo che si può trovare, perchè con uno stadio da 50 mila o 70 mila sarebbe stato piccolo. Se si fosse giocato al Santiago Bernabeu sarebbe stato pieno. Però penso che un paese come l’Albania merita questa opportunità. Giocai una Supercoppa europea in Macedonia del Nord, fu un evento fantastico per loro, una finale d’Europa League a Stoccolma. Ci sono paesi che per passione per il calcio meritano questa opportunità. E’ un peccato per i romanisti, veramente un peccato, però principalmente sarà bello se Kumbulla alzerà la coppa”

Ancelotti e lei siete finalisti, qualcuno vi aveva dato dei bolliti sostenendo che il calcio fosse solo dei trentenni…
“Carlo aveva un problema: se alleni l’Everton non puoi vincere la Champions. Il problema nei miei confronti che la gente pensava che alcune mie avventure fossero per vincere, ma non lo erano. Quando hai una storia vincente, ciclica in questo senso, si possono dire queste cose. Ma non mi sono mai preoccupato di queste cose, non penso alle diverse generazioni di allenatori, ma alle qualità che non hanno niente a che vedere con l’età. Ci sono giocatori bravissimi a 20 anni e a 40, il gol che bellissimo che ha fatto Quagliarella a 40 anni, mi piacerebbe che lo facessero i miei giovani di 20 anni, con un Quagliarella probabilmente avremmo segnato contro il Venezia. Non c’è età, c’è qualità, c’è passione, quando questa passione non c’è sei finito. Quando non senti pressioni dopo queste partite significa che sei finito. Conosco bene me stesso e Carletto abbastanza bene, ma ci sono tanti altri. Quando la passione c’è, la qualità c’è, siamo noi che decidiamo quando smettere. Per quanto mi riguarda, se qualcuno pensa che debba smettere ora, dovrà invece aspettare tanto”

Grande attesa per questa finale, già bello così ma paradossalmente la stagione deve incastrarsi con il finale in campionato e la partita di Tirana. Non riterrebbe beffardo restare fuori dall’Europa? Se questo avvenisse la stagione sarebbe comunque positiva?
“Questo rischio esiste, non possiamo dire che in questo momento sia uno scenario impossibile. Abbiamo due finali da giocare, ipoteticamente si possono perdere tutte e due e finire fuori dalle coppe. Lo so che esiste, lo sanno i giocatori, ti dico che non è una situazione facile da gestire. Io sono capace di pensare solo a venerdì, infatti non sono contento di stare qui oggi a parlare per voi e per gli stranieri, con un giorno dedicato alla finale di mercoledì, non sono contento di fare un allenamento che tale non è stato, perchè era aperto, sono stato seduto in panchina a vedere quando finiva, perchè l’allenamento è stato fake per voi, non sono contento di questo ma è una realtà. Esiste il rischio che dici tu, sicuramente esistono diverse opinioni sulla gestione: qualcuno pensa che dovrei far riposare tutti venerdì per puntare tutto su mercoledì. Viceversa tanta gente penserà che mercoledì è 50 e 50, dobbiamo mettere tutto su venerdì perchè se vinciamo andiamo in Europa League. Altri pensano metà e metà. Se mi chiedi quale sia la filosofia che preferisco, è che penso solo a venerdì. Il problema è che non posso pensarci solo io, altri devono pensare lo stesso: giocatori, dipartimento medico, i miei assistenti, è questo il periodo di dubbi che non posso nascondere ci siano. Se guardi oggi l’allenamento non abbiamo nascosto nessun giocatore. I giocatori che non erano in campo non sono disponibili per venerdì: Smalling, Mkhitaryan, Zaniolo e Karsdorp ad oggi non sono disponibili venerdì. Il momento non è facile, sarebbe stato più facile essere qualificati o esser già fuori dalla corsa per i primi sei posti. Però siamo in questa situazione e il mio pensiero è esclusivamente rivolto a venerdì”

Ceferin ha rivelato di aver ricevuto una sua telefonata, nella quale si sarebbe detto molto contento di aver raggiunto la finale di Conference. La sua presenza è uno spot per questa nuova competizione? Mkhitaryan e Zaniolo come stanno?
“Mkhitaryan ha avuto quell’infortunio con il Leicester, ha bisogno di tempo, non ha ancora fatto un solo allenamento con la squadra, nessuna possibilità per venerdì, nessuna e poche per mercoledì. Zaniolo poche per venerdì, penso di più per mercoledì, però se le poche possibilità per venerdì si trasformano in possibilità lo farei giocare venerdì senza pensare a mercoledì. Smalling è infortunato, penso 0% per venerdì, in dubbio per mercoledì. Karsdorp dei quattro è il più probabile che recuperi, però è ancora in dubbio. Questa finale, mi sono emozionato perchè più di me, vista la mia esperienza, pensavo di più alla gente e ai giocatori. Voglio la finale e il trofeo per me stesso ovviamente, ma questa finale è importante per la gente che non vive queste emozioni da tanto, per quei giocatori che non hanno vinto fare un primo passo verso i successi. Sono molto meno egocentrico in questo momento storico, mi piacerebbe vincere per loro, aiutare loro a vincere, per il club, i giocatori e i tifosi, mi piacerebbe tanto. Sull’UEFA, ti dico veramente: quando esiste un cambiamento, esistono sempre voci critiche, gente scettica e la gente che fa il passo del rischio, ha bisogno di aiuto. E’ una nuova competizione, che quando è iniziata la gente ha visto i play-off e quando la gente vede i play-off si vedono squadre di vari paesi, senza le spagnole, le inglesi etc e si può pensare che la Conference sia una competizione inferiore. Bisogna invece che le squadre più importanti in competizione la prendono sul serio. Roma, Marsiglia, Feyenoord, Leicester etc, se non avessero preso seriamente, sarebbero andate fuori. La competizione è un’idea brillante, in caso contrario sarebbe stato un fracasso. Le quattro semifinalisti di quest’anno, hanno vissuto serate con 70 mila persone, stadi pieni, è una competizione che è diventata importante perchè gente come noi ha aiutato l’UEFA a renderla bella e sicuramente il prossimo anno la gente guarderà con altri occhi la Conference”

Ha vissuto tante finali, molte le ha vinte. Sta riscontrando qualcosa di diverso a livello ambientale rispetto ad altre piazze?
“Sì, sento più difficile che la gente sia concentrata su quello che va fatto prima della finale. Ho portato esempi internamente, ricordando che con l’Inter ci giocammo lo Scudetto prima della finale di Champions e la gente era concentrata solo su quella partita lì. Stessa cosa mi accadde col Porto. Sento qui un’eccessiva euforia, che non aiuta a direzionare il nostro focus su una partita così importante come quella col Torino. Per me, morirò così, la prossima partita è sempre la più importante. Confesso che non è facile, abbiamo cercato con l’aiuto di Tiago affinché nessun giocatore si preoccupi dei viaggi della famiglia, i biglietti per la finale, ma il problema è globale, è quello che si sente quando vai al ristorante, al supermercato, la gente non ti dice dai andiamo a Torino, vinciamo lì, mai non c’è Torino. Questo nasce ovviamente dalla gioia, da questa gioia di giocare la finale, di avere il 50% di prendere un trofeo, la mentalità però deve essere venerdì, non ho problemi ad ammettere che è così. Quello che mi rende frustrato è che noi meritavamo di stare già quinti, con tanti punti di vantaggio, perchè fra arbitri contro di noi, VAR contro di noi, arbitri a favore dei nostri avversari, VAR idem, noi che abbiamo sbagliato, io che ho sbagliato, sfortuna, noi dovevamo stare già tranquillamente quinti. Non lo siamo e c’è una partita venerdì da giocare in modo serio”

Sarri ha detto che è una mentalità provinciale guardare chi arriva prima tra Roma e Lazio, che la città di Roma meriterebbe una lotta al vertice come le milanesi. E’ d’accordo?
“Sì sono d’accordo, non si deve guardare a chi arriva prima, ho capito quando abbiamo perso e vinto il derby, ciò che significa perderlo e stravincerlo, è troppo. Però è cultura, il calcio è anche cultura popolare, noi come allenatori, nel mio caso straniero, dobbiamo imparare la cultura popolare. L’ho sempre fatto, dovunque abbia lavorato, quando sei a Roma, nel mio caso, diventi romanista e quando diventi romanista, anche queste cose hanno la loro importanza. Il fatto che quinto e sesto nella pratica è la stessa cosa, penso non ci sia veramente differenza, come 3-4. Chiaramente quarto o sesto cambia tutto. La finale farà la grande differenza, soprattutto se dovessimo vincere”

Mi sembra che lei stia allenando anche adesso, magari non la squadra, ma la città. Sull’allenamento di oggi, Ibanez che fa il jolly? Spinazzola a destra: ha giocato titolare contro il Venezia, significa qualcosa per Torino e Tirana?
“Ibanez jolly significa che è fantastico in tanti aspetti del suo gioco, non fantastico nella visione di gioco e dei passaggi, giocando da jolly, ha questa possibilità di avere più palla, in situazione di gioco dove ha pressione intorno a lui, per limare i suoi difetti. Questo lo aiuta a pensare più velocemente, Cristante lo fa da tanto, è migliorato tanto a questo livello come giocatore posizionale. Spinazzola ha fatto bene col Venezia, sensazioni positive, peccato per il giallo perchè non stando al massimo avrebbe avuto difficoltà nella ripresa, ma ha giocato senza problemi. L’ho fatto allenare sul destro, non avendo Karsdorp, a sinistra abbiamo varie opzioni, Vina, El Shaarawy e Zalewski, Leo preferisce giocare a sinistra, ma se siamo in difficoltà giochiamo con quello che abbiamo e se deve giocare, giocherà a destra”.

 

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