Mourinho, Sarri e la responsabilità di renderci felici

Mourinho, Sarri e la responsabilità di renderci felici

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L’un contro l’altro armati. O amati. Non hanno ancora fatto le valigie Mourinho e Sarri, nuovi emblemi, totem, ispiratori, muse e potenziali, quando sarà, capri espiatori di Roma e Lazio. Nella storia calcistica della città la leggendaria mela spaccata esattamente in due continua a ben rappresentare la saldezza delle contrapposizioni, che hanno una bisogno dell’altra. Tanto è vero che, per esempio, nello scudetto giallorosso vinto nel 1983, un po’ mancò il doppio derby (la Lazio era in serie B). Di Mourinho e di Sarri, benedetti anche dall’olio santo e bipartisan di Zeman, sappiamo tutto ormai. Il primo è empatico e forastico, il secondo no.
Il primo è un capitano di ventura che ha raccolto vittorie in ogni contrada, il secondo ricorda più un alchimista, anche lui spesso vincente (Chelsea, Juventus). Negli ultimi anni Mourinho è diventato uno special da baraccone. Essendo più chiuso, Sarri si presta e attrae assai meno: e in questo modo si difende di più, prevenendo. Saranno duellanti a distanza. Ma la loro sarà una guerra bianca, fatta di astuzie, di forza dinamica del pensiero applicato, di attesa. osso a scomodo dirimpettaio. Sarri puoi riconoscere la mano. Di Mourinho il carattere. E siamo già alla battaglia d’immagine: il murale di Testaccio realizzato da Harry Greb, che immortalava Mourinho in vespa, è stato cambiato (o “rovinato”) con una svampata di fumo e il profilo del nuovo allenatore laziale.

Fonte La Repubblica

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