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FOCUS CGR – Premessa doverosa: nel calcio, le vie del mercato, giocatori o allenatori poco cambia, sono infinite. Se a ciò si aggiunge la necessità di ricostruire un progetto sportivo all’alba di una nuova era societaria, è del tutto evidente che la perifrasi ‘mai dire mai‘, debba esser tenuta in considerazione dinanzi a qualsiasi ipotesi di natura tecnica. La Roma solo due giorni fa ha annunciato l’avvento di Dan Friedkin come nuovo presidente, con un solo elemento di continuità sottoscritto e ribadito già nei primi comunicati ufficiali: la conferma di Guido Fienga come CEO della società. Qualifica che nasconde in realtà, allo stato attuale, un’altra parola, forse più chiara e più di netto impatto: plenipotenziario.

Fienga Baldissoni Con l’uscita di scena di Franco Baldini (uomo di fiducia di Pallotta) e il trinceramento di Mauro Baldissoni ad un ruolo non più operativo sul fronte sportivo, l’attività di complessa e faticosa ricostruzione della Roma è stata affidata a Fienga, che al momento ha scelto di non sferrare l’affondo decisivo su nessun direttore sportivo. La motivazione è logica e intuibile: i dirigenti nella lista dell’Ad giallorosso (quasi tutti italiani e di primo livello), ritenuti in grado di iniziare un percorso virtuoso di ‘crescita sostenibile ma proiettato alla competitività nazionale e internazionale’, sono tuttora impegnati con le rispettive società. Quadro reso ancor più complesso dalle tempistiche della nuova stagione, che ripartirà ufficialmente – causa pandemia – già il 19 settembre e di un mercato trasferimenti aperto fino al 5 ottobre. Non è un mistero che nella testa di Fienga (le conferme giungono ormai da giorni anche da Torino, sponda bianconera) il candidato numero uno alla direzione sportiva del club sia Fabio Paratici. Il dirigente juventino è stato riconfermato da Agnelli a fronte di una burrascosa rivoluzione tecnica avviata con l’esonero di Sarri e l’arrivo a sorpresa di Andrea Pirlo sulla panchina. Ma i rapporti non sono più idilliaci come qualche mese fa e le voci da Vinovo raccontano di un Paratici che sarebbe stato addirittura depotenziato rispetto al recente passato, a causa – si dice – di una gestione poco virtuosa del mercato in uscita nelle ultime due sessioni. Decaduta l’ipotesi Ramon Planes, che rimarrà a Barcellona, le difficoltà attuali di arrivare a Paratici riflettono quelle di contrattualizzare anche altri nomi come Ausilio o Giuntoli. Al momento dunque, salvo clamorosi ribaltoni, la Roma condurrà in porto questa sessione estiva senza un nuovo ds, affidandosi ai buoni uffici di due-tre mediatori importanti che stanno lavorando, di concerto con Fienga, su diverse operazioni in entrata e in uscita. Tra queste i nomi più interessanti sono quelli di Milik e Jorginho. Il polacco inserito in un affare col Napoli che prevede l’approdo del turco alla corte di Gattuso; il secondo un interesse emerso in giornata, che non trova però ancora riscontri ufficiali. Due possibili operazioni che, sommate anche all’arrivo di Pedro ex Chelsea, richiamano da vicino, quanto meno per una banale associazione di idee che circola con insistenza in ambiente di mercato, un allenatore dal profilo chiarissimo: Maurizio Sarri.

Il tecnico toscano – amico intimo di Franco Baldini e candidato alla panchina della Roma già lo scorso anno prima della proposta bianconera – ha lasciato Torino dopo aver tentato di proporre e avviare una rivoluzione tecnica, rimasta però inascoltata. La richiesta di Sarri al management bianconero la scorsa estate fu infatti rivolta allo svecchiamento della rosa, ritenuta non più in grado di riprodurre il ciclo di vittorie delle annate precedenti. Il tentativo di cedere calciatori come Higuain, Emre Can, Mandzukic, Khedira o Matuidi (tanto per fare alcuni nomi) non è andato a buon fine e i rapporti tra Paratici e Sarri si sono, a lungo andare, deteriorati. Da qui dunque è quanto meno improbabile che i due si ritrovino a lavorare insieme a Roma nelle prossime settimane. A quanto ci risulta inoltre Sarri, al momento, non avrebbe intenzione di imbarcarsi in nessuna nuova esperienza, nonostante avesse subodorato da diverse settimane che il suo rapporto con la Juventus si sarebbe interrotto dopo una sola stagione.

Lo scenario appare dunque ancora decisamente nebuloso e nel frattempo Paulo Fonseca resta al timone della squadra giallorossa, ma la riconferma è stata veicolata, indirettamente, solo attraverso i media: nessuna comunicazione ufficiale, nessun tweet di sostegno, nessuna dichiarazione a suo favore da parte del nuovo presidente, che ha deciso di citare nelle sue prime parole da ‘owner‘ giallorosso, come detto, solo Guido Fienga. L’uscita fragorosa di Dzeko nei confronti del tecnico lusitano dopo la debacle contro il Siviglia, ha risuonato però nell’immediato dopo gara come un campanello d’allarme: c’è la piena certezza dentro Trigoria che Fonseca sia il tecnico giusto per provare ad alzare l’asticella delle ambizioni e puntare a risultati più importanti di quelli raggiunti nella sua prima stagione italiana? Si rischia un Garcia 2.0, con un allenatore mal sopportato che potrebbe esser esonerato dopo poche settimane o si crede fermamente che questa rosa, con alcuni aggiustamenti, possa raggiungere obiettivi importanti con il portoghese? La palla e soprattutto le risposte al ‘plenipotenziario‘ Fienga, in attesa dell’esito del vertice londinese con Ryan Friedkin e gli altri manager del gruppo texano. Ma il tempo stringe, il futuro è domani.

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