Non c’è più lotta salvezza e ora si rischiano i biscotti

Non c’è più lotta salvezza e ora si rischiano i biscotti

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IL FATTO QUOTIDIANO (R. BECCANTINI) – In testa c’è ancora vita, in coda non più. Si chiamava lotta per la salvezza. Scomparsa. E siamo appena alla ventunesima. In Serie B vanno le ultime tre, senza se e senza ma. E allora: Crotone e Palermo 10, Pescara 9. Un disastro. E un abisso, se pensiamo ai 21 punti che garantiscono all’Empoli, “primo” dei non indiziati, una dote a prova di buio pesto. Undici lunghezze, addirittura. E un tesoretto di ben sei 0-0 che rendono l’idea dell’aria che tira, con buona pace dei feticisti dei fatturati. Un anno fa, c’era se non altro qualche spiffero – Genoa e Sampdoria 23, Carpi 18, Frosinone 16, Verona 10 – anche se poi, al traguardo, la sentenza rispettò l’ordine. E nel 2015, 1a stagione del fallimento del Parma, la classifica recitava: Cagliari 19, Chievo 18, Cesena 15, Parma 9. Sembrava spacciato, il Chievo, e invece riuscì a cavarsela. Non ce la fece, viceversa, il Cagliari affidato a Zdenek Zeman. Esonerato il boemo, ci provò Gianfranco Zola. Licenziato Zola, chiuse, in tutti i sensi, Gianluca Festa. Indietro pure. Nel 2014, sempre dopo 21 turni, il panorama era questo: Bologna e Chievo 18, Sassuolo 17, Livorno 16, Catania 14. Retrocessero Catania, Bologna e Livorno. Non il Sassuolo, al debutto in Serie A, che Eusebio Di Francesco seppe strappare ai propri dubbi e alla follia societaria di riesumare Alberto Malesani: cinque partite, cinque sconfitte. Tornò il tecnico titolare e nacquero, piano piano, un miracolo e un modello. E nel 2013? Si soffriva, ma si respirava: Cagliari e Pescara 20, Genoa 17, Palermo 16, Siena 14. Alla fine ci lasciarono Palermo, Siena, che aveva patteggiato Scommessopoli con sei punti di penalizzazione, e Pescara, il cui crollo fu totale e verticale.

In Europa, il problema”di” fondo, e “del” fondo, non è molto diverso, ma almeno produce un minimo di curiosità. Da noi, siamo alla frutta. Se è vero che Crotone e Pescara devono recuperare una partita (con Juventus e Fiorentina, però), è vero altresì che il calendario li morde. Domenica il Crotone ospita l’Empoli ben oltre il concetto di “o la va o la spacca”. Il Palermo andrà a Napoli e il Pescara, sabato, salirà a San Siro contro l’Inter che Stefano Pioli, allenatore artigiano, ha ereditato da Frank de Boer, allenatore scienziato, e portato aseivittorie consecutive, l’ultima proprio a Palermo. Venti squadre sono troppe. Costituiscono un attentato alla qualità. Beati i tedeschi: hanno avuto il coraggio di tagliarne un paio e anche per questo – per l’opportunità, cioè, di calibrare le energie e alzare lo spirito competitivo – sono diventati campioni del mondo. Per tacere del derby tra Bayern e Borussia Dortmund che, il 25 maggio 2013 a Wembley, decorò la finale di Champions. Carlo Tavecchio aveva inserito la sforbiciata in cima al programma. Aveva. Le Leghe e i sindacati l’hanno disarmato. E dal momento che corre per il bis (elezioni il 6 marzo), secondo voi com’è andata: ha dimesso la riforma o si è dimesso lui? Il presidente federale ha lucidato il lessico. Utopia, non più esigenza.

E così il campionato zoppo si consegna alle sirene degli allibratori, clandestini e non, visto che tra scudetto, zona Champions e area Europa League non restano in ballo che otto squadre, forse nove (sempre che il Toro si svegli). Meno della metà. Il Pescara, tra parentesi, è l’unica formazione a non aver mai vinto sul campo. Quando eravamo i re, negli anni Ottanta e Novanta, le squadre erano 16 o al massimo 18. Un inno al gioco, una galleria di stelle. Lo certificano i safari internazionali. Prendete l’Europa League, nata Coppa delle Fiere e ribattezzata Coppa Uefa. Più ancora della Champions fotografa – come le staffette nell’atletica e nel nuoto – il livello medio del movimento: faceva parte dei nostri arredi, non la vinciamo da11999. Cambiare mister non aiuta. Maurizio Zamparini li getta (Davide Ballardini, Roberto De Zerbi) e li usa (Eugenio Corini, per ora) eppure il Palermo è sempre più di là che di qua. Troppo comodo, far pagare ai dipendenti le cessioni dei vari Edinson Cavni e Paulo Dybala. Ci Vuole un taglio La Serie A a 20 squadre non è competitiva. La Figc aveva promesso il ritorno a18, adesso si tira indietro.

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