Nonostante tutto la Roma di Fonseca è terza

Nonostante tutto la Roma di Fonseca è terza

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Nordista Romanista di Pino Vaccaro

Michael Douglas continua a vagare con le pistole e le mitragliatrici in pugno per le strade di Los Angeles. Sembrava che lo “schizzato” ragioniere americano a Trigoria e dintorni fosse stato neutralizzato da tempo  e invece la camicia sgualcita, la cravatta imbrattata di terra e polvere e gli occhialoni da nerd, si muovono sulla città con cadenza trimestrale. Qualcuno invocava l’esorcista di fronte ai gravissimi infortuni in serie, ma forse sarebbe più appropriato uno psichiatra. Le giornate di “ordinaria follia” sembravano alle spalle insieme al mitico protagonista di quel leggendario film, eppure periodicamente il ragioniere Bill torna a imbracciare il fucile. Joel Schumacher potrebbe girare tranquillamente una pellicola anche a Trigoria. Sí perché diventa davvero difficile spiegare il dibattito che si è innescato in questi giorni sul futuro di Fonseca dopo la sconfitta da incubo nel derby. Roba demenziale. Partita mai giocata né tecnicamente né soprattutto strategicamente o tatticamente. Una fetta cospicua di tifoseria giallorossa ne aveva chiesto la testa su un vassoio. Esonerare Fonseca? L’ allenatore terzo in classifica? L’ uomo che pur tra mille difetti ha portato questa squadra in zona Champions passando tra la transizione societaria, lunga, e gli errori gravissimi della dirigenza (3-0 a tavolino con il Verona). A un altro sarebbe venuta voglia di afferrare il fucile del ragioniere Bill per fare una strage. L’ uomo venuto dal Mozambico, dopo una conferenza stampa con il volto tiratissimo di un Generale prima di una battaglia campale, ha incassato con la solita eleganza schiaffi e pugni per poi esplodere di gioia nel mucchio selvaggio al gol di Pellegrini nel finale di partita. Tutto all’insegna dell’ordinaria follia che si respira da queste parti. Terzi in classifica con una rosa che non è all’altezza della graduatoria attuale eppure si continua a mettere in discussione l’allenatore facendo anche aleggiare il fantasma di Allegri come un totem egizio. Qualche ingenuotto aveva persino creduto che in caso di sconfitta con lo Spezia il posto di Fonseca potesse essere occupato proprio da Allegri. Al massimo avremmo dato il benvenuto a Mazzarri e simili. Se ne riparlerà a giugno quando si faranno i conti sul lavoro di Fonseca, ma oggi è immaginabile che il Conte Max possa prendere la squadra in corsa? Eddai. È incredibile come solo a Roma una sconfitta nel derby possa produrre effetti simili all’esplosione nucleare col fungo atomico visibile per giorni e radiazioni estese per chilometri. Provincialismo all’ennesima potenza. La Lazio esiste solo come contrapposizione emotiva alla Roma. Per loro il derby vale la stagione e rompere i nostri sogni di gloria è quasi missione vitale. Buttare tutto al macero è una follia. Solo a Roma può accadere: mettere in discussione un gruppo che nel girone d’andata ha collezionato 38 punti sul campo (manca il punto di Verona). Terza piazza quando tutti gli esperti alla vigilia ci avevano accreditato della nobilissima settima posizione. Rosa limitata e avevano ogni ragione. E quindi tutti sono andati oltre le loro aspettative, anche il tecnico che ha valorizzato diversi giocatori a partire da uno che frequentava la B Spagnola, la tribuna a Bergamo o la panchina in Olanda. Li ha valorizzati o rigenerati come nel caso di Kardsdorp. Un lavoro che ha fatto immaginare a molti di valere molto più di quanto in effetti fosse in sostanza la realtà. Fonseca l’illusionista che ha prodotto speranze che alla vigilia del torneo erano state sepolte in un cimitero indiano. I problemi non mancano: la fase difensiva resta molto, troppo, balbettante, ma giocare con un portiere che ne combina di tutti i colori e che si ricorda di essere il terzo di Spagna solo una partita ogni 5, non è agevole. Il passo del gattopardo con cui ha regalato il provvisorio pareggio è un’immagine tragicomica. Nonostante tutto la Roma di Fonseca è terza in classifica. Oggi un dibattito sulla sua permanenza è un insulto al buonsenso. Una follia tutta giallorossa che nasconde il sadico sentimento di farsi male da soli. L’ autodistruzione per una rinascita virtuale, quasi come un segno distintivo di autodeterminazione. Non facciamoci male da soli. Ricompattiamo l’ambiente in vista di battaglie campali che racconteranno dove potrà arrivare questa squadra con Fonseca alla guida. Lo stabilirà come sempre il campo, non il chiacchiericcio romano intriso di suggestioni e ipotesi campate in aria.

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