Osvaldo: “Una volta a Roma volevano uccidermi: chiesi aiuto a Totti e...

Osvaldo: “Una volta a Roma volevano uccidermi: chiesi aiuto a Totti e De Rossi”

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Daniel Osvaldo, come sempre, senza freni. In un’intervista ai microfoni di TNT SPORTS, l’ex centravanti della Roma racconta particolari e aneddoti della sua carriera: “Una volta a Roma ero in un bar e mi stavano quasi uccidendo. Poi chiesi a Daniele (De Rossi, ndr) e Francesco (Totti ndr) di accompagnarmi per sistemare le cose, non sono stupido».

Osvaldo ricorda anche il momento in cui indossò la fascia da capitano al posto di Totti: «Lui uscì, ma non mi diede la sua fascia. Ne usai un’altra. Me la firmò e scrisse ‘Per il mio futuro»

Un retroscena svelato poi sulla nazionale italiana: fu Gabriel Heinze a convincerlo ad accettare la convocazione. «Se non fosse stato per lui, non avrei mai detto si. Eravamo nello stesso hotel, mi hanno chiamato dalla Nazionale italiana, volevano convocarmi… Risposi che dovevo pensarci, mi hanno detto di chiamarli tra cinque minuti. E lì Heinze mi ha detto: “Hai detto di sì, no? Ma sei un idiota, chiama e accetta, loro quando sono in viaggio vestono Dolce Gabbana.” Allora ho richiamato e ho detto di sì».

Durissimo l’attacco all’ex ct azzurro Cesare Prandelli: «Ho segnato 6 o 7 gol nelle qualificazioni, mi avevano dato la maglia numero 10, ma sono stato escluso per colpa della stampa. Prandelli, il mio amico Prandelli, spero che se la stia passando male in questa quarantena… Hanno iniziato a scrivere che ero un argentino che toglieva il posto ad altri. La cosa peggiore poi è che ho saputo dai giornali della mancata convocazione per i Mondiali, non mi ha nemmeno chiamato… Avevo già preso i biglietti. Mi ha colpito di brutto, ho pianto. Volevo morire, quel Mondiale me l’ero guadagnato. Dopo il Mondiale mi ha richiamato, mi voleva con lui al Galatasaray, risposi che non avrei accettato nemmeno per 50 milioni al mese»

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