Padellaro: “Che bella questa nuova Roma”

Padellaro: “Che bella questa nuova Roma”

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IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) – Che Antonio Padellaro sia un super tifoso giallorosso è risaputo. Ma, anche se la passione è tanta, l’attesa della stracittadina non sembra snervarlo più di tanto, in giorni convulsi come questi, in cui il suo impegno e quello del suo giornale sono certamente assorbiti da questioni più importanti, visto l’evolversi dei fatti che interessano la politica del nostro Paese. Non si tira comunque indietro, il direttore del Fatto Quotidiano, se c’è da parlare della Roma.

«Come vivrò il derby? Per ora, in maniera più rilassata che in passato, perché penso che la società abbia girato pagina. Una pagina nuova e tutta da scrivere. Quanto a domenica, mi aspetto certamente le cose più belle, le emozioni migliori. Una vittoria. Ma so anche che se non dovesse arrivare, non ne farei un dramma. Perché mi rendo conto che giocatori che non hanno mai respirato quell’aria, possano non viverlo con grande tensione. So comunque che se malauguratamente non dovesse andar bene, non gliene farei una colpa».

E’ un distacco dovuto anche ai cinque derby vinti? Forse sì. Diciamo che, anche per il calcolo delle probabilità, potrebbe starci un pareggio, che mi sembra una delle ipotesi più credibili. Detto questo, c’è poi il momento in cui comincia la partita e tutto questo distacco naturalmente viene meno. Perché si sta male, come sempre, e se dovesse succedere qualcosa di negativo, si sta ancora peggio. Per il momento sono ancora sereno, ma so già che domenica, prima e durante la gara, non lo sarò altrettanto.

Sarà allo stadio? No, perché sarò a Genova per lavoro. E la vedrò quindi in televisione

Che idea si è fatto, in questi primi mesi, della nuova dirigenza e del lavoro che sta portando avanti il tecnico? Della nuova proprietà penso tutto il bene possibile. Perché mi sembra animata dalle migliori intenzioni. Vedo gente capace, imprenditori che vogliono il bene di questa società, perché vogliono innanzitutto il proprio, di bene. E lavorano affinché questo marchio, direi questo simbolo, sia sempre più forte, per ricavare il maggior utile possibile dal loro investimento. Mi sembra la garanzia migliore. Perché facendo il proprio interesse non possono non fare anche quello della società.

Trova che vi sia discontinuità con il passato in materia di competenza e managerialità? Sembrerebbe di sì. Parliamo di imprenditori che non sono certo nati ieri. Persone che hanno deciso di entrare in un business certamente molto difficile e complicato, e per loro anche un’esperienza nuova. So però che ce la metteranno tutta, avendo investito tanti soldi, e questo mi garantisce della bontà del progetto. Basti vedere che hanno scelto i migliori, a livello dirigenziale: penso a Baldini, a Sabatini e allo stesso Fenucci, tutti nomi più che qualificati.

E sull’allenatore? Ho ancora un punto interrogativo. Non perché non abbia fiducia in Luis Enrique. Ma perché la strada del campionato è lunga, spesso impervia e scivolosa. Trovo che sia stato un grande segno di maturità avergli dato la possibilità di sbagliare. E’ evidente, però, che i risultati si devono vedere, perché altrimenti il margine di fiducia, in una città come questa, così umorale, tende a ridursi. Va da sé, quindi, che già da domenica deve dimostrare di saper far bene, come dovrà dimostrarlo poi ad ogni partita. Per sgomberare il campo da equivoci, dico anche che quello su Luis Enrique è un investimento importante, che va tenuto fermo e assolutamente non smentito e sconfessato. Bisogna quindi lasciare che lui – giovane, brillante, con belle idee e stimato dalla squadra – possa lavorare al meglio, anche mettendo in conto che potranno esserci battute d’arresto. Ripeto: è un investimento che va protetto. Anche dai nostri sbalzi di umore. Del resto, ho già visto dei miglioramenti, penso all’ultima partita due domeniche fa. Serviranno certamente altre conferme, che credo verranno e, soprattutto, non vedo perché non debbano venireTorniamo al derby.

C’è un ricordo legato a qualche sfida in particolare? Quelli di quando ero piccolo erano per lo più derby da “Rometta”. E quindi, spesso “striminziti” dal punto di vista dello spettacolo e della qualità tecnica. Erano anche gli anni in cui la stracittadina era l’unico obiettivo per cui competere nell’arco dell’anno. Ripenso invece con grande piacere e soddisfazione a tutti gli ultimi derby vinti. Tra quelli meno recenti, ricordo di aver esultato tantissimo in quello in cui Cassano segnò di testa negli ultimi minuti, pareggiando. E poi, come un incubo, il 2-2 che subimmo allo scadere da quell’oggetto misterioso di Castroman. E ancora, come momento di apoteosi, il derby vinto per 5-1, che mi sembrò perfino “troppo”. Una di quelle emozioni che restano indelebili nella memoria di qualsiasi tifoso.

Tra le prime mosse di Tom DiBenedetto c’è stata una maggiore attenzione alla questione stadio. Così come la ricerca di soluzioni – si pensi al carnet di biglietti – che vadano incontro alle esigenze dei tifosi. Cosa ne pensa?Un’iniziativa apprezzabilissima. Anche se purtroppo si scontra con una linea, quella del ministro degli Interni, che mi sembra andare nella direzione contraria. L’impressione è che la Roma voglia riportare i tifosi allo stadio, a cominciare dalle famiglie e riempiendo quegli spazi che rimangono troppo spesso vuoti. Mentre dall’altra, abbiamo chi opera nel senso opposto. Che è quello di scoraggiare la gente, anziché incoraggiarla, ad andare allo stadio. In tutti i modi. Penso ai tanti ostacoli che si frappongono anche burocraticamente, dalla tessera del tifoso alle file interminabili che si devono fare, quando invece acquistare un biglietto per la partita dovrebbe essere la cosa più semplice del mondo. E a questo aggiungiamoci uno stadio che non ha parcheggi, non è collegato con mezzi pubblici, se non quegli autobus stracarichi, da film degli anni Cinquanta, così come il tram o il metrò leggero, che arrivano ad un chilometro dall’Olimpico e sono anch’essi strapieni. E che dire se arrivi in macchina: sei costretto a lasciarla lontanissimo, perché anche i posti nei pressi dello stadio sono per i soliti noti. E a riguardo, mi auguro che la nuova società voglia stroncare una volta per tutte questo fenomeno malsano dei biglietti gratis. Migliaia di ingressi che vengono regalati ogni domenica alla casta, quella dei politici, ma anche dei giornalisti o degli attori…

Perché c’è chi non paga il biglietto? Io pago il mio abbonamento da sempre e sono orgoglioso di farlo. Perché è giusto farlo. Il biglietto si paga. Tolti quelli che vanno allo stadio per lavoro – ma sappiamo che nel nostro ambiente ci sono tanti che millantano di tutto, ma in realtà vanno lì solo a scroccare posti – gli altri hanno il dovere di pagare, ma non lo fanno. E non solo. Spesso hanno anche diritto ad entrare con i loro macchinoni. Lo stadio come luogo di privilegio, che si pavoneggia. E unico luogo dove questo è ancora possibile. Perché non lo è il teatro, né lo sono l’opera o il cinema, dove non esistono interi settori di scrocconi, ma tutt’al più pochi invitati, “mosche bianche”. Insomma, un’offesa per tutte quelle persone che per andare allo stadio fanno non pochi sacrifici. Tenuto conto del momento che stiamo vivendo, è qualcosa di ancora più insopportabile. Un vero scandalo, che spero la presidenza DiBenedetto vorrà eliminare.

Esaurito lo sfogo, si sente di fare un pronostico in vista del derby? No, mai! Anche se quello che ho nella testa e nel cuore è facile immaginarlo…

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