‘Pallone Bucato’, tra scadenza contratti, il balletto sul VAR, stadi vuoti e...

‘Pallone Bucato’, tra scadenza contratti, il balletto sul VAR, stadi vuoti e il pericolo infortuni: le criticità sportive dell’eventuale ripresa

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FOCUS CGR – Il mondo del calcio combatte per ripartire, nonostante la battaglia nazionale (e mondiale) contro il Coronavirus non sia per niente vinta. FIFA, UEFA e federazioni – salvo rare eccezioni – allineate su un unico fronte quasi militare: “Ripartire per non implodere“. Un microcosmo intriso di interessi variegati, che sta tentando di intraprendere la strada più agevole per tornare alla normalità, a fronte di un protocollo sanitario ancora da visionare, validare e rendere realmente applicabile. A margine di tutto ciò, in un cantuccio, c’è anche l’elemento sportivo, che dovrebbe teoricamente essere prioritario quando si parla di calcio. Mentre Gravina, ‘l’anti-becchino’ e i suoi sodali continuano a premere sulle istituzioni affinchè si consenta il ritorno agli allenamenti, “per salvare una delle principali aziende nazionali”, nessuno sembra chiedersi che ne sarà dei tifosi. Sull’altare economico del rischio fallimenti, per un sistema, quello nostrano, che per anni ha deciso in maniera poco lungimirante di fondarsi solo sugli introiti dei diritti televisivi, alimentando parallelamente l’enorme bolla speculativa delle plusvalenze, il calcio italiano rischia di sacrificare diversi aspetti di natura sportiva, che dovrebbero essere preminenti per tornare a parlare (chissà realmente quando) di campionato regolare e non falsato.

STADI VUOTI E RIMBORSI– Se e quando si riprenderà, al 99.9% gli stadi saranno deserti e c’è il rischio che il vasto pubblico di sportivi e appassionati di calcio, tornerà a sostenere dal vivo le proprie squadre solo nel 2021. L’OMS consiglierebbe addirittura alle massime istituzioni calcistiche uno stop forzato fino a dicembre 2021, ma quest’ultima sembra una previsione eccessiva. Nel frattempo tiene banco la questione dei rimborsi per gli abbonati. Le associazioni dei consumatori si sono già mosse e l’Antitrust ha intimato un mese fa alla Lega calcio di trovare un espediente per dare una risposta univoca ai tifosi, trattati spesso come meri clienti. E nonostante un vecchio spot dicesse: “La sua soddisfazione è il nostro miglior premio“, il problema è che i club hanno già incassato decine di milioni dalle campagne abbonamenti e non potranno aprire quelle per la prossima stagione, finchè il rischio pandemia sarà azzerato. Si vocifera verrà predisposto un voucher di spesa personalizzato per quei tifosi che vantano, la giusta pretesa, di un rimborso del proprio abbonamento, ma la partita è tutta da giocare. Perchè però nessuno si chiede quanto inciderà realmente sul rendimento delle squadre l’assenza del pubblico negli stadi? L’ultimo spettrale spettacolo del nostro campionato, prima dello stop forzatp, è stato il big match Juventus-Inter. Immaginare 13 giornate e forse la prima parte della prossima stagione a porte chiuse mette tristezza solo al pensiero e fa riflettere anche sull’incidenza del c.d. ‘fattore campo’, tesa a svanire e a compromettere i risultati di questo finale di stagione.

CONTRATTI: PROROGA O CAOS ROSE – La seconda tematica spinosa è quella dei contratti. La FIFA, per bocca del suo presidente Gianni Infantino, ha annunciato qualche settimana fa che sono allo studio diverse proposte sull’eventuale proroga dei contratti (prestiti e scadenze varie) oltre il 30 giugno. Poi il legale della stessa istituzione ha dichiarato, di fatto, legalmente impossibile una norma eccezionale sul tema. “Serve un protocollo univoco tra Lega, calciatori, allenatori, tesserati sui generis sulla proroga della scadenza, splittando di fatto i due mesi di inattività sui mesi estivi e allungando così de facto i contratti”, è quanto supposto dall’avvocato Mattia Grassani, noto esperto di diritto sportivo, ai microfoni di CentroSuonoSport. Ma sui contratti con squadre di diverse Federazioni? La Lega Calcio nel documento unanime votato ieri, chiede chiarezza su questo punto: “avere certezza che il prolungamento degli accordi oltre il 30 giugno per terminare la stagione rispetto ai contratti relativi a prestiti con diritto o obbligo di riscatto ed in generale a cessioni temporanee o con diritto di ricompra vigenti tra ciascun club ed altro club valgano non solo all’interno della medesima federazione ma anche con differenti federazioni visto che per ragioni di calendario o di minor impatto epidemico potrebbero esserci slittamenti diversi in diversi paesi”. Ipotizzare un campionato che riparta a metà giugno e che finisca a fine luglio, giocato con diversi tesserati a disposizione che poi verrebbero meno nelle giornate dal 1 luglio, perchè non si è trovata una norma ad hoc, è pura eresia. E se qualcuno individualmente si oppone (come sta accadendo in Inghilterra con gli accordi sul taglio degli ingaggi) e fa scattare delle cause, che succederà? Si blocca il campionato?

VAR Sì o No? – Nonostante le aspre polemiche su alcuni aspetti applicativi, la tecnologia è ormai un elemento fondamentale del calcio italiano ed europeo. Qualche settimana fa il presidente dell’AIA Nicchi, aveva dichiarato che fosse forte il rischio di ripresa del campionato senza VAR, a causa dell’impossibilità di sanificare le c.d sale VAR. Su questo aspetto, fortunatamente, sembra esserci stato un passo indietro. Lo stesso numero uno degli arbitri, ha recentemente confermato che in caso di ripartenza, la VAR ci sarà: “la società che si occupa di tutta la tecnologia ci ha assicurato che le stanze con le apparecchiature negli stadi saranno sanificate e si manterranno le distanze di sicurezza. Forse diminuirà il numero di persone: oggi sono sei, potrebbero essere meno, ma la Var ci sarà“. Ma fino a prova contraria, è giusto attendere le decisioni ultime. Un finale di stagione senza tecnologia, sarebbe un altro elemento teso a falsificare e invalidare i risultati sportivi.

TEMPISTICHE E INFORTUNI – Nell’enorme calderone delle criticità sportive legate ad una eventuale ripresa, c’è da considerare infine l’aspetto legato al tempo intercorso dallo stop definitivo al ritorno in campo. Due mesi sicuri, più altri 15 giorni minimi, qualora come si vocifera, il Governo concederà alle squadre professionistiche di riaprire i centri sportivi per gli allenamenti il prossimo 18 maggio. Serviranno poi almeno tre settimane di nuova preparazione, le cui dinamiche di svolgimento sono ancora tutte da chiarire. Il calcio è uno sport di contatto, se permane l’obbligo del distanziamento sociale, come è possibile tornare a svolgere allenamenti completi che oltre alla parte atletica, prevedano anche intense fase tattiche con partitelle, scontri di gioco, simulazioni di schemi offensivi e difensivi? Inoltre i calendari verrebbero condensati, per evitare di invalidare anche la prossima stagione. E’ difficile immaginare che gli atleti coinvolti, pur essendo in perfette condizioni fisiche, giochino ogni tre giorni nel periodo più caldo dell’anno senza subire ripercussioni di carattere fisico, in un’epoca in cui l’incidenza e il numero degli infortuni muscolari e traumatici è già di per sé notevolmente cresciuta proprio a causa dell’eccessivo sforzo e dei tempi di recupero ridotti.

 

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