“Pallotta farà grande la Roma”

“Pallotta farà grande la Roma”

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IL ROMANISTA – D. GALLI – Quest’anno la Champions non era in programma. «Non era budgettata».

Usa un tecnicismo Paolo Fiorentino, membro del Cda dell’As Roma, alter ego di Pallotta per conto dell’azionista di minoranza Unicredit, di cui è vice direttore generale. «Ma l’anno prossimo la squadra deve competere per entrare in Champions». Napoletano («come Montella, che è nostro cliente»), aveva gestito assieme all’avvocato e attuale vicepresidente Roberto Cappelli la fase di interregno, quella del passaggio di consegne dai Sensi agli americani. Oggi è qualcosa di più di un semplice (si fa per dire) consigliere di amministrazione. È membro del Comitato Esecutivo. È uno degli uomini più potenti dell’As Roma. È la voce italiana. Quella della banca. Intervenendo a Gr Parlamento, Fiorentino compie un’analisi a 360 gradi del mondo giallorosso: dagli americani a Totti, passando per Marra («si è correttamente lamentato del livello di comunicazione che passava all’interno del Cda»).

LA STAGIONE «La squadra poteva fare meglio, come testimonia il numero di sconfitte rimediate. Ho il rammarico – commenta Fiorentino – che si deve voltare pagina, spero che il lavoro fatto non vada perso. L’anno prossimo la squadra deve competere per entrare in Champions. Questa è stata una stagione di passaggio. Con Pallotta faremo strada. Sono più preoccupato per la mancanza di continuità tecnica che per la mancata qualificazione alla Champions. Ci sarebbe piaciuto moltissimo vedere la Roma in Champions ma non era nei programmi. Non era stato “budgettato”. Non è una sorpresa».

LA CORDATA Le incomprensioni tra la cordata americana e Unicredit sono acqua passata. Un anno fa c’erano un venditore e un acquirente, una trattativa serrata che un paio di volte ha rischiato di saltare. Adesso ci sono due grandi soci, uno al 60%, l’altro al 40%. Ma c’è soprattutto cordialità. Lo dimostrano le parole di Fiorentino, che “benedice” la proprietà a stelle e strisce: «L’interlocutore principale è Jim Pallotta, con cui siamo molto in contatto. È molto interessato affinché il progetto decolli. È giusto che gli americani siano i principali propositori. L’anno prossimo, evidentemente, la squadra deve competere per entrare in Champions. Anche noi, ovviamente, siamo interessati affinché il brandsia associato ad una società che vince». Fiorentino spiega poi perché, se da una parte Piazza Cordusio non ha mai voluto gestire direttamente l’As Roma, dall’altra non ha adesso fretta di cedere la propria quota. «Abbiamo un impegno contrattuale con gli americani per accompagnarli, non necessariamente con il 40%. Abbiamo interesse ad avere un punto di osservazione interno alla società. In altri club c’è un mecenate. Noi abbiamo in mente una società in cui ci siano diversi azionisti. Domani potrebbero anche essere più di due. Con il brand rafforzato, valuteremo la possibilità di aprire ad altri soggetti». Il delisting, l’uscita del titolo As Roma da Piazza Affari, è possibile. Ma, avverte il manager, «dipenderà dai prossimi aumenti di capitale. Se tutte le volte gli azionisti di minoranza li sottoscriveranno, rimarremo così, altrimenti la loro quota diventerà così esigua che, soprattutto per tutelarli, potremmo non avere più una quotazione in Borsa».

IL DOPO LUIS Fiorentino tocca anche la questione allenatore: «Luis Enrique? L’ho visto due volte, non posso dare giudizi sull’uomo o sul tecnico, ma la sua spiegazione è stata disarmante. Roma è veramente una piazza dove è molto complicato gestire la squadra. Il livello di stress è pazzesco, lui veniva dalla squadra B del Barcellona e non ha retto questo stress patologico. Bisogna sempre rispettare le scelte, soprattutto quando comportano delle rinunce».

LO STADIO A giugno la Roma deciderà dove costruire il suo stadio. Spiega Fiorentino: «A Roma abbiamo fatto partire un processo ovvio in termini di governance per una società quotata in Borsa, abbiamo affidato a una società terza (la Cushman & Wakefield) la valutazione sulle opzioni praticabili. Verrà presentata una short list al Consiglio. Alla fine punteremo su un progetto dopo aver sentito le autorità. Un impianto come quello della Juve, per l’entusiasmo e la pressione del pubblico, varrà 4-5 punti. Quelli che fanno la differenza tra il terzo ed il quinto posto. I tempi? L’importante è che arrivi la legge, una volta che sarà chiara saremo tra i primissimi a partire, visto che ci siamo mossi da tre mesi abbondanti».

 

 

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