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Il portiere della Roma Pau Lopez, ha risposto ad alcune domande poste attraverso l’account Twitter del club. Queste le sue dichiarazioni:

Com’è stato tornare a lavoro?
E’ sempre bello tornare a Trigoria dopo tanto tempo. Quello che dobbiamo fare a Trigoria è diverso rispetto a quello che facevamo prima. Ora siamo nelle stanza dove abbiamo l’abbigliamento ed andiamo in campo. Sempre con le mascherine quando ci vediamo e facciamo tutto quello che ci hanno detto da fare.

In questa situazione che tipo di lavoro fate voi portieri?
La squadra è divisa in tre gruppi, composti da 4 giocatori. Ogni campo per quattro calciatori. Noi ci dividiamo due e due. Mentre uno si allena l’altro aspetta più lontano. Noi riusciamo a fare quello che facevamo, Savorani usa mascherina e guanti. E’ meglio, stiamo più sicuri.

Qual è il tuo pensiero sul campionato?
Faccio un po’ il paragone con quello che succede con i negozi. Il 18 si aprono, il 1 giugno anche i ristoranti. Credo che sia il momento di iniziare a conviverci, non solamente noi, ma anche la gente. Hanno bisogno di lavorare, devono mangiare ed hanno famiglia. Anche i calciatori, ma c’è tanta gente che lavora dietro ad una squadra che ha bisogno di lavorare per i soldi. Due mesi possono servire per migliorare la prossima stagione, impariamo per prendere meno rischi possibili. La prossima settimana inizia la Bundesliga e possiamo imparare da loro, iniziando un mese dopo. Possiamo giocare in modo sicuro ed imparare come farlo. Lo dobbiamo imparare noi, così come i negozi che devono prendere le misure. Noi stiamo imparando di più, cosa possiamo o non possiamo fare. Il calcio è come tutto il resto.

Perché hai scelto di fare il portiere?
Mio padre faceva il portiere dove abitavo. Mi è sempre piaciuto vederlo, mi sono messo in porta per lui e perché seguivo quello che faceva lui.

Parli benissimo italiano…
Sono fortunato, è simile allo spagnolo ed al catalano. Appena arrivato ho studiato per due mesi, lui mi ha aiutato molto. Fortunatamente lo parlo abbastanza bene.

Come ti trovi con Mirante e Fuzato?
Benissimo. Sono i due compagni migliori che ho avuto. Mirante mi ha aiutato dall’inizio, sempre col sorriso. E’ una persona incredibile per me e per la rosa. E’ importante per tutti noi, per il peso che ha nello spogliatoio.

Com’è vivere in Italia?
L’Italia è simile alla Spagna. Qui a Roma puoi trovare quello che vuoi, il cibo è incredibile. La città è molto bella.

Quali sono le differenze tra il calcio spagnolo e quello italiano?
Il calcio qui è un po’ più tattico. Il mio problema è che non seguivo molto il calcio italiano. E’ stato difficile conoscerli tutti partita per partita. Ho la fortuna di stare in una squadra grandissima che lotta sempre per vincere. Sentiamo il peso della partita. Il campionato è simile, solamente più tattico.

Arrivano domande dall’Indonesia…
Ci sono tanti romanisti ovunque, anche negli altri stadi. E’ davvero incredibile.

Qual è la parte difficile della parata contro il Genoa?
Il problema è stato che il cross arrivava dal mio lato destro ed io stavo andando sull’altro palo. Bisogna fermarsi prima e poi decidere dove andare. Se vai più laterale è difficile capire dove va.

Più difficile contro il Bologna?
Questa qui. Perché dovevo scegliere molto velocemente.

Come hai allenato la reattività da casa?
A casa non ci si riesce purtroppo. Abbiamo fatto soprattutto esercizi sulla forza delle gambe, con esercizi inviati dallo staff quotidianamente. Era l’unica possibilità.

C’è un posto di Roma che ti piace di più?
Mi piace molto passeggiare per Villa Borghese con i miei figli. Passare del tempo con loro per me è bellissimo

C’è un portiere a cui ti ispiri?
No in realtà no. Ho provato ad imparare da tutti e ora faccio lo stesso ma non ho un esempio in particolare. Imparo anche da chi mi sta accanto, da Antonio (Mirante, ndr) e Fuzato.

Hai visto ‘La Casa di Carta’?
Sì, mi è piaciuta, ma non finisce mai eh? E’ incredibile

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