Paulo ‘Aristotele’ Fonseca, parola d’ordine: EQUILIBRIO

Paulo ‘Aristotele’ Fonseca, parola d’ordine: EQUILIBRIO

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NORDISTA ROMANISTA di Pino Vaccaro

Altro che ottovolante, l’ambiente che ruota attorno alla Roma si alimenta continuamente di uno squilibrio insopportabile, a tratti addirittura sorprendente, di sicuro alla lunga controproducente. Un “mostro” da narcotizzare se è vero che in meno di sette  giorni si è passati dal sorriso di San Siro per il pari con il Milan, agli improperi di Coppa fino alla insana esaltazione del dopo Fiorentina. Parola d’ordine: equilibrio. Aristotele avrebbe tanto da insegnare. La parabola di alcuni giocatori è impressionante: si passa rapidamente dalla categoria “pippone” a quelle di fenomeno assoluto per poi tornare al “pippone” originario come se nulla fosse. Non è una squadra di reietti guidati da un allenatore improvvisato come qualcuno si è divertito a raccontare, alimentando la vena della famelica rabbia, ma non è neppure una squadra da scudetto. Per fortuna ci pensa sempre Fonseca il Monzambicano che evidentemente Aristotele lo ha studiato e ancora non si è fatto inquinare dagli eccessi, ma è intriso di sano pragmatismo e di salvifico equilibrio. Non si è mai tirato indietro tanto che ogni volta parla apertamente del quarto posto come obiettivo da raggiungere, ma non si fa inghiottire dai voli pindarici di un ambiente che in un amen è pronto a risucchiarlo azzerando memoria ed emozioni. Bravo mister, non li ascoltare.

Con la Viola si è  vista la Roma più bella dell’anno: la vittoria parte da lontano, proprio da giovedì, dal turnover estremo applicato in Europa. Gli ululati sguaiati degli sciacalli non lo hanno scalfito e domenica sera dell’Olimpico è  stata estratta l’esibizione più gagliarda e tatticamente intelligente dell’anno. Sette minuti di sbandamento e 83 di goduria massima con Mancini, chiave tattica, a uomo per tutto il campo su Ribery come una iena nella savana a caccia della preda. Sono stati messi in campo principi di gioco dell’Atalanta di Gasperini. Uno spettacolo di alta strategia e di rara intensità: il nostro “Marine” ha estratto il fucile e per il campionissimo francese non c’è  stata più partita. L’abbiamo vinta giovedì mentre gli sciacalli urlavano alla luna. Freschi, riposati e cattivi: la Roma li ha dominati regalando anche spettacolo. “Predator” Smalling ha diretto il terzetto dietro alla grande. Con quella velocità, con quella fisicità il gioco di Fonseca non è utopia: un conto è aggredire con Roger “Moonraker” Ibanez, Mancini o Kumbulla o Smalling; altra storia con tutto il rispetto è provarci con Fazio e Jesus. Non sono estimatore assoluto di Pellegrini ma devo dire che nelle ultime due partite è stato essenziale per rendimento e intelligenza calcistica. Su Pedro Re di Coppe inutile sprecare parole: umiltà e classe da vendere, sparse in tutto il campo con generosa passione. Contagioso per il gruppo e per un tifoso come me che vorrebbe abbracciarlo, ovviamente con distanziamento e mascherina, ringraziandolo per ciò che sta combinando. Sì ma adesso calma: equilibrio e piedi saldi a terra. Obiettivo Champions League. E non sarà facile.

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