‘Perchè c’ha er còre romano…’

‘Perchè c’ha er còre romano…’

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EDIOTORIALE CGR 12 secondi, due passaggi in verticale di Veretout e Cristante tra le gambe degli avversari, un cross lungo sul secondo palo di Spinazzola, uno stop e un assist di Peres e una zampata finale di Pellegrini a confezionare l’azione più importante della stagione. 12 secondi sono la porzione di tempo che ha scandito l’epica differenza tra il crollo e la rinascita. Infinitesimali, se si pensa alle ore trascorse a discutere, rimpiangere ciò che poteva essere, maledire atteggiamenti, parole e intenzioni. Fonseca nel dopo gara ha parlato di continuità, non di svolta. La vivida sensazione però è che in quella corsa liberatoria del tecnico, ad abbracciare tutto il gruppo sotto la Curva Sud, deserta causa Covid ma presente idealmente con il cuore, ci fosse tutta la rabbia accumulata negli ultimi giorni di (ordinaria) follia.

Una gara tipicamente romanista, dal finale forse antistorico. La rete di Verde al 90′ – ex di giornata a segno per la seconda volta nel giro di cinque giorni – poteva decretare i titoli di coda sull’avventura del lusitano nella capitale. Il calcio però è imponderabile e la Roma di quest’anno ha, dentro di sé, qualche strana risorsa nervosa in più. Lo ha dimostrato dieci giorni fa contro l’Inter, lo aveva dimostrato a Milano contro la capolista non arrendendosi mai e lo ha riproposto ieri. Una palla spinta in rete da tutta la squadra, segno di unione e compattezza. Valori che sono venuti meno nel derby e che si sono sgretolati nel giro di 30 secondi per la follia di due singoli in Coppa Italia. Dopo i giorni del caos, un indiscriminato e certamente non richiesto ‘tutti contro tutti‘, una incomprensibile baraonda dal finale, tristemente, già visto: game over e stagione al macero, mentre un pubblico intero, fuori dalle mura di Trigoria assisteva attonito alla solita autodistruzione del gennaio nero romanista. “Ma come siamo terzi in classifica e questi litigano? il refrain nella testa di molti tifosi giallorossi.

Nella rete al fotofinish di Pellegrini c’è la voglia di riemergere, ripartire e di non abbandonare anzitempo la contesa, in una stagione strana, in un campionato pazzo. La Roma ha chiuso il girone d’andata al terzo posto, è stabilmente in zona Champions da oltre due-terzi del torneo sin qui disputato, ha conquistato con due turni d’anticipo i sedicesimi di finale d’Europa League. Ha perso, è vero, malamente alcuni scontri diretti, ma ha vinto tutte le partite alla portata, che nella sua storia spesso le sono costate degli Scudetti. Ha sognato qualcosa in più ma oggi è a -6 dalla vetta (-5 sul campo). Tutto è ancora in gioco e la rete di Pellegrini, capitano coraggioso, le ha restituito la chance di rimettersi in carreggiata e di continuare a lottare. Ieri si poteva affondare, ma il numero 7 ha marchiato la contesa a conclusione di un match giocato sopra le righe, sempre al fianco dei compagni, con una lucidità e una voglia tipicamente romaniste. Gli si rimprovera di non avere il carattere per indossare una fascia che a Roma, forse più che in altri luoghi, porta con sé il peso della storia. Ieri ha dimostrato di poter portare sulle spalle questo fardello, scaraventandolo in rete come prima di lui hanno fatto altri simboli, in momenti topici come quei 12 secondi finali di Roma-Spezia. Perchè è forte, è coraggioso e soprattutto ‘c’ha il core romano…’, bastava solo fidarsi di lui.

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