di Paolo Borgognone
A mente fredda, ventiquattr’ore dopo le emozioni di Roma-Napoli, si può tentare un ragionamento equilibrato, non da tifoso, sulle ragioni che spingono Francesco Totti a non mollare, nonostante i quarant’anni siano ormai vicini.
Prima di tutto, l’aritmetica dice chiaramente che senza le giocate del Capitano oggi il terzo posto sarebbe fortemente a rischio: la Roma avrebbe infatti perso con Bologna, Atalanta e Torino, e avrebbe pareggiato con i partenopei. In tutto sette punti in meno: i giallorossi sarebbero quindi alla pari con l’Inter, che però è in vantaggio negli scontri diretti.
A parte i freddi numeri, c’è un’altra considerazione da fare, e riguarda la differenza fra il “campione” e il “fuoriclasse”. Sul fatto che Totti appartenga alla seconda categoria non dovrebbero esserci dubbi, visto il suo curriculum e la considerazione della quale gode in tutto il mondo. Per un campione normale il declino fisico-atletico che si manifesta dopo i 30 anni comporta anche, quasi sempre, un declino tecnico. In pratica, le giocate che prima gli venivano naturali non riescono più, o almeno la percentuale di errore diventa preoccupante. A quel punto è relativamente facile dire basta, a nessuno piace essere fischiato dai propri tifosi.
Per il fuoriclasse è diverso. Sia pure lento o appesantito, quando ha il pallone tra i piedi inventa finezze incredibili. Basta guardare un video dei grandi calciatori del recente passato per rendersene conto. Totti è tuttora in perfetta forma, si allena tutti i giorni con la squadra, non è un ex che gioca per beneficenza. Quando entra in campo, sia pure per pochi minuti, ricama calcio, trova linee di passaggio che nessun altro al mondo può vedere, forse nemmeno Messi e Cristiano Ronaldo. E sa anche farsi trovare pronto all’appuntamento col gol. Ovvio che non voglia smettere di giocare. Se davvero Zanzi e Baldissoni convinceranno Pallotta a rinnovargli il contratto, la società avrà fatto il primo, grande acquisto del mercato.
