Petrachi: “Volevo solo cacciare le spie”

Petrachi: “Volevo solo cacciare le spie”

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IL TEMPO (F. BIAFORA) – Dalla raccomandata in cui gli veniva comunicato il licenziamento sono passati quasi due mesi e, dopo un lungo periodo di silenzio, Gianluca Petrachi è tornato a parlare della Roma. Alla sua maniera.

La separazione con l’ex direttore sportivo ha lasciata dietro di sé strascichi pesanti – il dirigente ha impugnato il provvedimento del club e ha deciso di portare la questione davanti alla sezione lavoro del Tribunale di Roma – e in una lettera all’Ansa è il diesse in prima persona a vuotare il sacco e a lanciare una serie d’accuse pesanti nei confronti di quasi tutti i protagonisti del mondo Roma, in particolare verso la proprietà guidata da Pallotta: «Quando ho tentato di alzare un muro, di mettere uno scudo a difesa del gruppo, mi sono ritrovato solo contro tutti. Sono stato abbandonato da una proprietà troppo distante da Roma, dalla Roma e dai tifosi. Sono stato lasciato solo a combattere una lotta che non potevo portare avanti senza supporto. Avevo chiesto – prosegue Petrachi – di allontanare gli elementi che violavano i segreti dello spogliatoio e del campo o, ancor peggio, che minavano i rapporti interni. Come quando inventarono un litigio trame e Dzeko. Quegli stessi elementi che, lavorando nel gruppo, avrebbero dovuto dimostrare fedeltà alla causa della Roma, rispettando il sacro silenzio dello spogliatoio, e che, invece, hanno preferito rendere pubblico l’esperimento della difesa a 3 deciso da Fonseca, oppure l’infortunio di Pellegrini. Evidentemente ho sbagliato io quando ho chiesto alla proprietà di eliminare questi elementi».

Petrachi ha poi fatto l’«in bocca al lupo» ai Friedkin e ha svelato che la rottura con Pallotta è arrivata ben prima del famoso sms scritto dopo l’intervista di maggio del presidente di Boston: «Già a gennaio, a fronte di un programma di ulteriore ridimensionamento ordinato dal presidente, ho capito che non sarebbe stato semplice realizzare il progetto triennale che mi era stato affidato. Fino ad allora ho potuto operare in modo efficace. Mi è stato fatto pagare un conto esagerato solo per aver difeso la Roma dentro e fuori dal campo, facendo solo gli interessi della squadra. Resterò orgoglioso del lavoro svolto».

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