Plusvalenze, sulla sentenza l’ombra della Procura di Torino

Plusvalenze, sulla sentenza l’ombra della Procura di Torino

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Colpire duramente dirigenti e società, ma preservare i meriti sportivi in classifica e le squadre. La procura federale sta sempre più impostando così il suo lavoro (vedi precedente del caso tamponi-Lazio) e ieri se n’è avuta una conferma quando il suo capo Giuseppe Chinè ha pronunciato le richieste di sanzioni per il caso plusvalenze, cancellando anche grazie all’attenuante del cambio di proprietà i rischi di penalizzazione per Pisa e Parma. La tempistica prevista è piuttosto chiara: sentenza probabilmente venerdì, processo d’appello fra un mese prima di chiudere con il Collegio di garanzia presso il Coni dove il pronunciamento potrebbe arrivare almeno dopo un mese visto il numero ingente di posizioni da analizzare. Ma che cosa succederebbe se al termine del percorso della giustizia sportiva giungessero nuove carte dai pm del capoluogo piemontese? Il Codice di giustizia sportiva prevede all’articolo 63 la possibilità di una riapertura nel caso dell’emergere di «fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia».

Come scrive la Gazzetta dello Sport, la procura della Repubblica di Torino, a inchiesta in corso, non può inviare documentazione. In particolare, le intercettazioni. Che quindi non sono state prese in considerazione dalla giustizia sportiva. I tempi su questo fronte rischiano di essere lunghi. D’altronde deve essere questo il motivo per il quale la procura federale ha deciso di andare avanti senza aspettare ulteriori tappe del percorso dell’inchiesta penale. A tutto questo punto va aggiunto anche il fatto che nello scenario potrebbe entrare il secondo filone dell’indagine “Prisma” di Torino che riguarda gli accordi tra la Juventus e i giocatori, le modalità di pagamento e le carte mancanti.

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