Pure il Giudice va in tilt

Pure il Giudice va in tilt

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Dagli arbitri al Giudice Sportivo, dai rigori discutibili alle sanzioni per le curve, non passa giorno senza una decisione che alimenti il dibattito sulla disparità di trattamento nel campionato italiano. Non bastavano gli errori di Maresca all’Olimpico, certificati dalla sua «sospensione» decisa dal designatore Rocchi, la Roma incassa anche la squalifica di un turno della Curva Sud (ma la pena è sospesa per un anno) a causa dei cori e degli ululati razzisti rivolti dai tifosi giallorossi contro i milanisti Ibrahimovic e Kessie, più una multa da 10mila euro comminata a Mourinho per aver rivolto all’arbitro «parole irrispettose» nel post-gara, assumendo «un atteggiamento ironico» nei confronti di Maresca.

Non solo, perché nello stesso dispositivo il Giudice Gerardo Mastrandrea se la cava con una multa da 25 mila euro all’Atalanta per sanzionare il vergognoso comportamento della curva nerazzurra durante la sfida di sabato scorso contro la Lazio: sul campo è piovuto di tutto, compresa una monetina che ha colpito in testa il portiere biancoceleste Reina e un seggiolino che ha ferito un fotografo. I fatti dell’Olimpico sono stati rilevati durante il match dall’arbitro, che ha invocato come da prassi l’intervento dello speaker dello stadio, e segnalati nella relazione compilata dagli ispettori federali presenti. Ma c’è un’incongruenza rispetto a quanto accaduto.

L’annuncio dagli altoparlanti è stato fatto in seguito al coro («Sei uno zingaro»), cantato da gran parte dell’Olimpico e non solo dalla Sud, a più riprese dopo il gol dello svedese e la sua esultanza provocatoria verso i romanisti (è stato ammonito per questo da Maresca), mentre il secondo annuncio al 35’ del secondo tempo, che il Giudice collega agli ululati rivolti a Kessie durante la battuta di un corner da parte della Roma, era in realtà il «classico» avvertimento ai tifosi ospiti sulle modalità di deflusso dallo stadio previste per loro al termine della gara. Mastrandrea mette per iscritto che la squalifica della Curva è sospesa per un anno, «con l’avvertenza che, se durante tale periodo sarà commessa analoga violazione, la sospensione sarà revocata e la sanzione sarà aggiunta a quella inflitta per la nuova violazione».

Tradotto: al prossimo episodio di razzismo la Sud rischia di chiudere per due partite. Il settore caldo del tifo giallorosso è monitorato da anni dagli ispettori federali, accade anche durante le trasferte (la prossima è a Venezia) ed è tuttora in corso l’indagine della procura Figc sui «soliti» cori di discriminazione territoriali ascoltati durante la gara col Napoli.

Come scrive il Tempo, la Roma ha sette giorni di tempo per richiedere gli atti del provvedimento emesso ieri ed eventualmente presentare ricorso per tentare di cancellare la «diffida» della Curva. Il tema è delicato, soprattutto perché il club è gestito da una proprietà made in Usa, dove il problema del razzismo è molto sentito. «Non essendo in possesso di tutte le informazioni sugli episodi citati – ha scritto in serata la società, sottolineando il suo impegno contro il razzismo – e degli atti relativi al provvedimento del giudice sportivo, il club è già in contatto con le autorità e le istituzioni competenti per verificare quanto accaduto».

Non è certo sfuggitala difformità della pena rispetto a quella applicata all’Atalanta, a cui è stata riconosciuta l’attenuante della collaborazione fornita per individuare i responsabili. Sono scattati quattro Daspo di 5 anni per i lanci della monetina a Reina e del seggiolino al fotografo, a cui si sono aggiunti altri quattro Daspo di 8 e 5 anni per gli autori di un assalto ai tifosi del Manchester United l’altra notte in un pub di Bergamo. Le polemiche, comunque, sono assicurate. Ed è ancora in piedi la questione dell’inno suonato dalla Roma allo stadio dopo quello della Lega, violando il protocollo: oggi sarà ascoltato anche l’ex Ceo Guido Fienga in Procura Figc.

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