Qualificati grazie ai derby. E Samp in B

Qualificati grazie ai derby. E Samp in B

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IL TEMPO (G. SANZOTTA) – Adesso che il campionato più bello del mondo s’è definitivamente trasformato nel più indecente dei ciapanò, con 5-6 squadre a far gara nel gettare occasioni dalla finestra, ammesso e non concesso che anche a noi laziali sia permesso sognare come a tutti gli altri tifosi (del che è lecito dubitare, come dimostra la nostra storia martoriata da amari risvegli) ritengo di poter affermare che a questo punto di sogni ne abbiamo non uno soltanto ma due, perché al sogno A, quello titolare, la nostra innata prudenza ci spinge ad affiancare un sogno B, quello di riserva. I due sogni hanno un minimo comun denominatore, com’è ovvio. E cioè che la Lazio finisca, per la prima volta nell’era-Lotito, davanti alla Roma. Ciò doverosamente premesso, il sogno A prevede che Lazio e Udinese si avventino sul traguardo appaiate al quarto posto, e che nell’ultima mano di ciapanò l’Udinese non vada oltre un pareggio politicamente corretto contro i neocampioni d’Italia del Milan mentre al contempo la Lazio vince sul campo dell’ormai tranquillo Lecce. La chicca del sogno, ciò che lo rende oniricamente ipereccitante, è che in questo caso a permettere alla Lazio di andare in Champions sarebbe stato il più scandaloso degli arbitraggi a favore della Roma, quello che stroncò sul più bello la corsa dell’Udinese negandole tre sacrosanti punti per farne inutile dono ai giallorossi.

Il sogno B, invece, offre minori prospettive di glorie future ma, dal mio punto di vista, è molto più consono a dare alla Lazio una prospettiva in linea con la gestione Reja, perché credo sia ormai chiaro pure ai sassi che al nostro allenatore l’aria di montagna fa girare la testa. In questo sogno di riserva ad avventarsi appaiate sul traguardo sono Lazio e Roma, ma al sesto posto, e che nell’ultima decisiva tenzone la Roma ripeta la prodezza dell’anno scorso, facendosi battere all’Olimpico dalla disperazione della pericolante Sampdoria, cosicché alla Lazio basti il più scontato degli amichevoli pareggini a Lecce per andare in Europa League (competizione dalle dimensioni più giuste per noi) e per escludere dal mercato internazionale il marchio «AS Roma», alla faccia dello zio Tom, del suo mitico socio Pallotta e dei loro piani di marketing all’americana. Con tutto quel che ne potrebbe conseguire.

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