Quasi fuori

Quasi fuori

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Sono estremamente convinto che non si dovrebbe mai mettersi a scrivere poco dopo la fine del derby. La mente è ancora offuscata dal risultato finale, le emozioni si dissipano in un concentrato mal di testa da tensione, e il primo pensiero è rivendicare mesi di pesanti sfottò.

Sono passate quasi 24 ore e non è che sia cambiato tanto. Il vortice di sentimenti che ti attanaglia è ancora dentro di te, vorresti far qualcosa, come se a scendere in campo fossi tu.

Hai intensità, quel fattore che è mancato ieri alla Roma. Non è stata una prestazione totalmente negativa, perché nel complesso la squadra ha provato a fare la partita, ma non si è vista quella dose di adrenalina aggiuntiva richiesta da questo tipo di sfide. Non c’era nella fase offensiva, che invece era frizzante sulla sponda biancoceleste, e non c’era in difesa, dove il muro giallorosso è crollato, al cospetto di quello avversario, sempre aggressivo e vincente nei duelli individuali. A questo va aggiunta poi l’ottima mossa tattica di Inzaghi, abile a ingabbiare l’uomo del momento, Radja Nainggolan. In questo contesto i ragazzi di Spalletti possono passare da vittime sacrificali a condonati per eccessiva bontà della tifoseria. «In questo ciclo di partite era normale prima o poi cedere qualcosa» e «Ma il derby era la partita più importante dell’anno, era meglio perdere contro l’Inter» sono, come è ovvio che sia, le due correnti che fluiscono nel Tevere quest’oggi. Scegliete voi quale prendere. Spalletti non vuole saperne e si proietta subito al match con il Napoli, perché non c’è nessuna migliore medicina della vittoria. Se si vuole alzare di poco quella piccolissima percentuale di qualificazione rimasta battere i partenopei diventa fondamentale.

Il problema è capire con quali forze. I gregari di lusso, quelli che rendono invisibile il turn over per la loro capacità di sostituire perfettamente uno dei titolari, si sono dimostrati inadeguati. Né Vermaelen né Paredes hanno saputo svolgere questo compito. Delude in particolare l’argentino, che dopo l’entusiasmante prova contro il Torino ha toppato un’altra volta una gara di grande importanza, perdendo nettamente il confronto con i centrocampisti laziali. Nessuno può discutere le qualità del 22enne di Buenos Aires, ma la cattiveria e continuità fatte vedere a Empoli non si sono ancora ammirate nella capitale. Non possono evidentemente giocare sempre gli stessi 11, divenuti intoccabili e inesauribili. Ci sarebbe Grenier, che a un mese dal suo arrivo ha collezionato appena qualche frame di presenza contro la Fiorentina e non riesce a far rifiatare Strootman e Nainggolan. Tante piccole grane, che se trascurate potrebbero diventare un ostacolo troppo forte da buttare giù. E di femarsi proprio ora nessuno ne ha voglia.

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