“Qui c’è un progetto!”

“Qui c’è un progetto!”

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IL ROMANISTA (L. PELOSI) – Per vederlo non esultare dopo un gol o devi stare sotto 6-0 all’Old Trafford o deve essere l’ultimo secondo di gioco stando due gol sotto, senza alcuna possibilità di recuperare.  La prima era già successa, la seconda l’abbiamo vista ieri. «Dopo una sconfitta come questa, penso solo alla squadra» sono le prime parole di Daniele De Rossi, che proprio come l’anno scorso ha segnato il primo gol del campionato romanista in una partita persa contro il Cagliari. Un presagio talmente sinistro (come il piede con cui ha segnato) che è meglio esorcizzarlo subito. E allora eccolo, a gol segnato – cioè a partita finita, visto che l’attimo coincide – Daniele De Rossi pensare alla squadra: «Abbiamo un’identità – ripete a tutte le televisioni – e abbiamo anche una impostazione di gioco. Certo, questo risultato pesa molto perché siamo in un momento delicato. Ci manca la concretezza, arriviamo in area e all’ultimo passaggio non andiamo in rete. Il problema è quello. Ci manca il giusto cinismo sotto porta. Penso che in fondo la gara l’abbiamo sempre fatta noi. E’ mancata la giocata vincente, anche se abbiamo creato tante occasioni. E’ stata una partita particolare, maledetta, come quella contro lo Slovan Bratislava. Evidentemente dobbiamo fare un po’ di più. Ma ripeto, l’identità c’è. Adesso va resa vincente». Si potrebbe anche finirla qui, perché in fondo non è che ci sia bisogno di molte altre spiegazioni per la partita di ieri. Ma si va avanti. L’ambiente: «L’ho sentito abbastanza tranquillo. Ci sono stati anche applausi a fine partita. Ora non so come saranno vissuti i giorni dopo questa sconfitta, perché questo amore a volte si trasforma in impazienza. Ma ho visto i tifosi tranquilli e ciò mi fa ben sperare. E’ il sintomo che la piazza cresce e spera di farlo insieme a noi. Abbiamo perso la partita non meritando di perderla». E ancora una volta si potrebbe anche finire qui, perché Daniele non casca nel tranello della ricerca degli alibi. Il primo che viene in mente è il caldo: «Dico subito una cosa: il caldo ha riguardato noi e anche il Cagliari. Certo, non si può giocare alle tre del pomeriggio le prime cinque partite di campionato, non ci vuole uno scienziato per capirlo. Ma poteva finire allo stesso modo anche giocando di sera». Il secondo è l’arbitro Gava, con il quale finora la Roma non aveva mai perso, ma con cui anche l’anno scorso non aveva vinto la prima in casa contro Ficcadenti, che stava al Cesena. Almeno lì fu 0- 0. «Non mi va di parlare di arbitri alla prima partita – taglia corto De Rossi – Non mi piacciono questi isterismi. Abbiamo fatto degli errori in campo noi, li avrà fatto anche l’arbitro, anche se non me ne sono accorto in maniera nitida». Di errori lui non ne ha fatto molti. Sempre nel vivo del gioco, fedele alle consegne che il nuovo modulo prevede, la solita grinta, più di una chiusura difensiva preziosa e ogni volta che ha potuto ha provato a spingersi in avanti. Qualche errore l’avrà fatto anche l’allenatore, sul quale fin dall’inizio di questa nuova avventura Capitan Futuro ha solo parole positive: «Con lui mi trovo bene, è una persona equilibrata e serena». Sembra distaccato in panchina, gli dicono. Non è d’accordo: «Non mi sembra affatto distaccato, anzi». Basta guardarlo un po’ meglio e si capisce facilmente. Il giro delle televisioni continua, le domande pure. Il ruolo? «Oggi ho giocato nella mia posizione preferita». Osvaldo? «Lo conoscevo poco, ma ha fatto bene». Sei tu il Mister X del Milan? «Loro hanno già fatto ottimi acquisti». La Roma non ha ancora vinto una partita ufficiale. «Fare statistiche su tre partite mi sembra impossibile, siamo all’inizio della stagione. Certo, ci sono situazioni che si ripetono, come la padronanza del campo e il possesso di palla un po’ troppo sterile». C’è da lavorare, insomma. E se qualcuno non ha capito, De Rossi lo dice a chiare lettere quando gli viene chiesto come si fa a superare un momento così: «Tutti uniti e lavorare. Cancellando i problemi personali». Insomma, se c’è una cosa che Daniele non deve rinnovare è il coraggio di metterci la faccia quando sarebbe più facile nascondersi. Da rinnovare c’è qualcos’altro, come da domanda obbligata: «Non ero venuto per parlare di contratto e non c’è bisogno di parlarne giorno dopo giorno. Ci saranno degli incontri ma non mi interessa. In questo momento, dopo una sconfitta di questo tipo penso alla squadra ». E’ per questo che sul 6-0 all’Old Trafford o sullo 0-2 all’ultimo secondo non esulta. E’ per questo che tutti lo vogliono. Ed è per questo che chi ce l’ha se lo tiene.

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