Raggi scarica Lanzalone, ma in Comune monta la fronda dei consiglieri

Raggi scarica Lanzalone, ma in Comune monta la fronda dei consiglieri

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LA REPUBBLICA (M. FAVALE) – Non le sarà stato «imposto» , come cerca di spiegare da tre giorni. Ma davanti ai magistrati che l’hanno convocata ieri in qualità di testimone, Virginia Raggi non ha potuto non mettere a verbale che Luca Lanzalone, l’avvocato arrivato in città come “ facilitatore” sul dossier Stadio della Roma e «premiato» (Luigi Di Maio dixit) con la presidenza di Acea, le è stato presentato da Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, oggi ministri e, all’epoca, febbraio 2017, esponenti del “gruppo enti locali” del M5S. Una ricostruzione in linea con quanto dichiarato l’altra sera durante Porta a Porta dalla sindaca che addossa a due big del M5S le responsabilità di aver portato in Campidoglio l’avvocato di Crema con studio a Genova. Un modo anche per allontanare da sè non solo ombre penali che la procura ha già negato ma anche quelle politiche che, invece, a Palazzo Senatorio sono in tanti ormai ad addossarle. A cominciare dalla sua stessa maggioranza, tenuta a freno in questi giorni di tensione in cui sembra di essere tornati indietro al dicembre 2016, all’arresto di Raffaele Marra che terremotò la giovanissima giunta M5S. Secondo i consiglieri M5S, tra le varie questioni aperte in questi giorni, una si poteva evitare: la nomina di Lanzalone ai vertici di Acea, la multiutility quotata in borsa. « Eravamo pronti a scegliere Stefano Donnarumma come ad e Maurizio Montalto (ex manager della napoletana “Acqua bene comune”, ndr) come presidente. Poi arrivò Virginia e ci disse che era stato selezionato Lanzalone» , raccontano i consiglieri M5S. E, ancora, il gruppo 5 Stelle non dimentica quando alle riunioni decisive sullo stadio prendeva parte proprio Lanzalone. «Una volta abbiamo chiesto di lasciarci da soli e l’abbiamo fatto uscire prima del voto finale», racconta un consigliere M5S. Voci di un malcontento che i big 5 Stelle in Campidoglio come Marcello De Vito stanno trattenendo a fatica: «È vero — ammette il presidente dell’Aula — che alle riunioni sullo Stadio c’erano Bonafede e Lanzalone».

Al momento, l’unica cosa che tiene insieme il gruppo in questa partita riguarda la condotta da tenere sul caso Ferrara ( «Cacciare lui significa dover mandare via anche Raggi», accusano) e sullo stadio. In quel caso la linea della sindaca è condivisa anche dalla maggioranza: «Per la sicurezza dei cittadini, dell’amministrazione e della Roma, avvieremo una verifica. Se questa darà esito positivo si potrà continuare nel solco della legalità» . «Vogliamo salvaguardare il progetto, valutiamo quali sono i passaggi procedurali a nostra disposizione» , la posizione del dg della Roma Mauro Baldissoni al termine di un faccia a faccia con la prima cittadina. La società giallorossa punta ad avere tempi certi ( e stretti) sulla procedura.
Intanto, il Pd continua a chiedere che la sindaca intervenga in Aula per riferire sulle nomine in Acea e sul futuro dell’impianto a Tor di Valle. E rispunta l’altro indagato Davide Bordoni, capogruppo di Fi: «Palozzi sta messo peggio di me» , dice riferendosi al collega forzista della Pisana ai domiciliari. «Io sono abbastanza al di fuori». Nel frattempo, ieri, giornata di interrogatori, è stato ascoltato anche Michele Civita, ex assessore all’Urbanistica della giunta Zingaretti, anche lui ai domiciliari. L’esponente dem ha spiegato che «aver chiesto aiuto per mio figlio ( a Luca Parnasi, ndr) è stata una leggerezza in buona fede, fatta tre mesi dopo la conclusione della conferenza dei servizi. Non ho mai violato la legge». Il suo avvocato, Luca Petrucci, ha avanzato la richiesta di revoca della misura cautelare.

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