Razzismo, gomitate e tanti nervi. Milan-Roma, un pari che fa male

Razzismo, gomitate e tanti nervi. Milan-Roma, un pari che fa male

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TOTTI MEXESLA REPUBBLICA – E. CURRO’ – È più malinconico che mai, il tramonto di un campionato già abbastanza crepuscolare per tutta la stagione. Nell’ultima partita del Milan a San Siro – il duello con la Roma che prometteva spettacolo in campo sullo sfondo della lotta per i posti in Europa – di europeo c’è stata soltanto la brutta figura. Un minuto e mezzo di sospensione, a inizio ripresa, per i buuu razzisti degli ultrà romanisti a Balotelli, dopo un paio di vani avvertimenti dello speaker dello stadio. Un espulso, Muntari, nel finale del primo tempo, per avere prima protestato per l’ammonizione di Balotelli (fallo di gioco) e poi cercato di impedire all’arbitro Rocchi di estrarre il cartellino dal taschino, trattenendolo a lungo per un braccio. E un illustre espulso nei minuti di recupero, Totti, che ha così concluso in anticipo il suo eccellente campionato, non avendo saputo resistere alla tentazione di una gomitata all’ex compagno Mexès. Hanno infarcito la serata parecchie altre scene da mercato, per la maggior parte attorno a Balotelli, innervosito dalle ruvide marcature altrui, dalle suddette offese della curva e dagli scontri fisici con gli avversari, che in verità fanno parte del calcio.
Date le condizioni, il secondo tempo non si è praticamente giocato. Il Milan ha difeso con i denti, in inferiorità numerica, lo 0-0 che rinvia alla trasferta di Siena la conquista del terzo posto e dei play-off di Champions League e forse anche il colloquio sul futuro tra Berlusconi e Allegri. La Roma non è stata capace di sfruttare l’uomo in più, attorcigliandosi in azioni senza guizzi e affidandosi ai tiri da lontano, disinnescati dall’imperturbabile Abbiati. Poco di quanto è accaduto era preventivabile. La conferma più temuta è arrivata da Balotelli e dal suo tormentato rapporto con gli arbitri, con i suoi marcatori in campo e col pubblico. Il più nitido talento del calcio italiano, che si sente martoriato, rischia di non gestire le pressioni del ruolo, inclinando al vittimismo. Il fresco assenso del ministro Kyenge a farne il testimonial dello ius soli diventa per paradosso, nell’attuale degenerazione politica, il pretesto migliore per il facile razzismo di curva. Balotelli ha reagito ai primi buuu, verso la mezz’ora, zittendo vistosamente i trecento che lo bersagliavano dal terzo anello della curva Nord. Il primo avviso dello speaker non ha cambiato il clima. Un ingenuo fallo su Marquinho ha indotto Rocchi a un’ammonizione forse eccessiva e Muntari, difensore d’ufficio di Balotelli, alla chiassosa reazione che gli è costata l’espulsione. Peccato, perché fino a quel punto la partita non era stata male. Aveva detto che per Allegri era difficile fare di più con questo Milan, come Berlusconi nient’affatto segretamente pensa: troppo pacchiani alcuni stenti tecnici, da certi passaggi sbagliati di Constant a certe discese velleitarie di Boateng. Il primo tempo aveva detto anche che poteva fare di più, semmai, questa Roma di Andreazzoli, capace di vincere in casa della Fiorentina e di scivolare sul Pescara e sul Chievo: ha sfarfalleggiato in contropiede con Lamela, sciupando l’essenzialità di Totti, e si è beata di alcuni stilismi di Marquinhos. Il pessimo secondo tempo, aperto dalla sospensione per razzismo (c’è un precedente nel 2010, Cagliari-Inter fermata per 3’ da Tagliavento per cori contro Eto’o), ha messo sul piedistallo il solo Abbiati, per il salvataggio nel finale su Dodò, e dietro la lavagna l’incorreggibile calcio italiano.

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