Roma e le sue “sorelle”, adesso è allarme

Roma e le sue “sorelle”, adesso è allarme

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IL GIORNALE (R. SIGNORI) – Non è andata così male. Che altro poteva succedere alla Roma? Ha subito quattro gol dal Barcellona con Messi che faceva il turista. Nel caso si fosse impegnato, chissà il diluvio… Si è vista oscurare da una tv iraniana le millenarie mammelle della Lupa del suo stemma, e i poveri Romolo e Remo erano lì che ansimavano ciucciando nell’aria. Per fortuna gli iraniani non sono andati oltre. II fatto è curioso per l’ironia che ha suscitato in mezzo mondo: i vertici di Iran Tv durante la partita si sono accorti di quelle mammelle che si stagliavano, anzi rifulgevano, nel simbolo romanista e sono corsi a smorzarle. Del resto in un paese dove le donne devono restare coperte, immaginate lo scalpore per le tette al vento: seppur di una lupa. In sintesi, la Roma ha rischiato una oscurazione totale: nel risultato e nel suo inimitabile stemma. Invece traballa ma non crolla: un po’ ammaccata dai 4 gol, dalla sfortuna di due autoreti, dal rodimento di un rigore negato a Dzekoche poteva regalare altra faccia alla partita.

Ha ragione Di Francesco quando dice: «Il Barcellona non ha bisogno di aiuti». Sa fare da solo. Anzi, andiamo un passo oltre: la Roma esce dalla batosta perfin meglio della Iuve. Idea che Giovanni Malagò, il non equidistante commissario di Lega per questioni di tifo, ha fatto intendere: «Dalla Juve ci aspettavamo qualcosa di diverso, bugiardo il risultato della Roma». Alla squadra di Di Francesco sarebbe bastato poco per stare più stretta nel risultato e tentare l’impresa all’Olimpico. II rigore negato pesa. Il cammino di Champions fin qui ha illustrato le virtù: si è esaltata mettendo dietro Chelsea e Atletico Madrid nel gruppo eliminatorio, ha lottato con lo Shakhtar negli ottavi. Ha dimostrato che, con adeguati sostegni, è squadra da torneo europeo. Ma tutto questo non quadra con gli interessi del suo presidente americano, intento a lusingare la sua idea di business: Salah è andato a irrobustire il Liverpool e le case romaniste, e o si trova ad un passo dalle semifinali, dopo aver fatto girarla testa al Manchester City peggio di quanto sia riuscito a Barcellona e Real Madridcon le italiane. Appunto, non a caso anche quest’anno la Champions potrebbe restare in Spagna, dove Real e Barça si godono CR7 e Messi. I casi nostri dicono, invece, che Roma è tornata città aperta, nel senso del mordi e fini dei migliori giocatori. Pallotta pensa a vendere: Dzeko e Nainggolan sono in bancherella. Non è certo questo il sistema per vincere (sono sette anni che la Roma non tocca trofeo), tanto meno per stare in Europa con adeguata credibilità. E un problema del calcio italiano: innervato da padroni stranieri che hanno il braccio corto e la promessa scivolosa (Inter) o vogliono solo intascare (Roma). Ora pensate cosa potrebbe accadere nella prossima Champions: c’è una Juve in rifondazione, il Napoli che non sa vincere neppure in Italia e snobba l’Europa, la Roma che si rinforza(!) vendendo e l’Inter che aggiustai conti con i parametri zero. Dove finirà il nostro calcio? Forse all’Inferno, dove il Milan fa buona guardia.

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