Roma, Europa a rischio

Roma, Europa a rischio

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8e4f9f3b4f51ea2022e4c1f0b9f40b9a_immagine_oleftIL TEMPO – A. AUSTINI – Il derby è come se l’avesse perso. E l’Europa, per il momento, non le appartiene. Settima in classifica, ancora tre punti dietro la Lazio e due sotto l’Inter peggiore della storia recente, la Roma esce malissimo da un derby pareggiato.

Tutti i suoi limiti sono emersi per l’ennesima volta: gioco carente, modestia di alcuni interpreti, personalità zero e una preoccupante dipendenza dal quasi 37enne Totti. Ora non le resta che vincere la Coppa Italia per entrare almeno in Europa League, l’obiettivo minimo per un club che spende quasi 100 milioni all’anno per i suoi tesserati. Bisogna superare la semifinale con l’Inter il 17 aprile – a Trigoria sono piuttosto preoccupati per il polverone sugli arbitri alzato dai nerazzurri e per la paura delle istituzioni di un altro derby in finale – ma potrebbe non bastare: in caso di sconfitta in finale con la Lazio, infatti, entrerebbe in Europa la sesta del campionato.

Restare fuori per il secondo anno consecutivo (senza contare che il cammino europeo della passata stagione si è interrotto ai preliminari con lo Slovan Bratislava) sarebbe un flop. Tanto per fare un po’ di storia, l’ultima volta che i giallorossi non hanno giocato per due anni di seguito le coppe risale alle prime due stagioni con Carletto Mazzone in panchina, dal 1993 al 1995. Per trovare un periodo più lungo bisogna tornare alle quattro annate dal 1976 al 1980. La Roma dei tempi recenti si era invece abituata al prestigio (e i soldi) della Champions, che ora guarda come un miraggio. «Dobbiamo tornare nella coppa più importante» ha ordinato Pallotta, ripartito ieri mattina negli States. Il presidente ha iniziato a programmare la prossima stagione con gli attuali dirigenti: offerto il rinnovo di contratto a Sabatini, aspetta di conoscere le intenzioni di Baldini legato al club per altri due anni. Sensazioni? Se il dg deciderà di farsi da parte, Pallotta non lo tratterà.

Intanto ha chiesto a lui e e Sabatini un piano di mercato per costruire subito una squadra da Champions. «Non vendiamo i nostri gioielli» il diktat del presidente. Oltre a comprare, sarà proprio questo il compito più difficile: convincere i vari Pjanic, Lamela e Marquinhos a ignorare il corteggiamento dei grandi club. Senza l’appeal della Champions, bisogna prendere almeno un grande allenatore per rimotivare i giocatori. Andreazzoli chiuderà la stagione da traghettatore, poi è destinato a consegnare la panchina al successore e, se vorrà, a rimanere nello staff. La società si guarda attorno dubbiosa: Allegri è diventato un obiettivo complicato, Spalletti costa caro e si porta dietro tutti i dubbi di un possibile ritorno, Ancelotti non convince e viceversa, Mancini costa caro e non piace ai romanisti. Se si punterà su uno straniero i nomi «caldi» sono quelli di Blanc e Pellegrini, ma il rischio di «incartarsi» sulla scelta è altissimo.

Per il terzo anno di seguito ci sarà poi da mettere mano in modo consistente alla rosa. Iniziando a risolvere due casi ormai eclatanti. Osvaldo è rientrato ieri sera da Londra (dove gioca il Tottenham che lo vuole) dopo essersene infischiato del derby (Balzaretti invece ha seguito il match da bordo campo), la società ufficialmente non sapeva della sua partenza e non può multarlo. La realtà è che deve trovare un acquirente e cercare di non svalutarlo. Ancor più delicata la situazione di De Rossi (infortunato alla caviglia e a rischio per Torino) che ha ricominciato a guardarsi attorno, con la Roma disposta a valutare il divorzio: ma le offerte di un tempo non ci sono più

Quanto al mercato in entrata, serve un difensore centrale, un terzino (Wallace è già bloccato), almeno un centrocampista e un attaccante al posto di Osvaldo. Col Palermo c’è un discorso avanzato per Ilicic, intanto è arrivato in prova il 18enne Ricardo Vaz, centrocampista portoghese. Tentar non nuoce.

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