Roma, Garcia ministro della difesa

Roma, Garcia ministro della difesa

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rassegnastampaIL MESSAGGERO – M. FERRETTI – Non era assolutamente scontato che, con tre titolari nuovi su cinque, la difesa della Roma riuscisse a non beccare gol nelle prime due partite di campionato. Certo, diranno i criticoni di professione, la squadra di Rudi Garcia ha giocato contro due neo promosse, Livorno e Verona, e quindi l’impresa non è un’impresa. Al di là del fatto che il Livorno ha poi segnato quattro gol al Sassuolo e che il Verona ne aveva fatti due al Milan, ciò che conta realmente è l’affidabilità mostrata dalla Roma in fase difensiva. Perché oltre a non aver subito reti, i giallorossi non hanno mai seriamente tremato di fronte agli attacchi degli avversari. Al punto che De Sanctis, il nuovo portiere di Trigoria, non è stato giudicabile contro il Verona e a Livorno s’era dovuto sporcare la maglia solo per una punizione di Emerson.

IL RUOLO DI DE ROSSI Nelle prime due giornate, Rudi ha proposto sempre gli stessi uomini, davanti a De Sanctis. A significare che quella è la difesa titolare e con quella si andrà avanti. Da destra a sinistra, linea a quattro formata Maicon, Benatia, Castan e Balzaretti. E, come si sa, nessun gol al passivo. Merito anche della schermatura protettiva garantita al reparto da De Rossi, piazzato da Garcia nella posizione di libero davanti alla difesa. La posizione di Daniele è fondamentale per dare equilibrio costante a un reparto che, per poter sfruttare le accelerazioni di Maicon, tende quasi fatalmente a non essere equilibrato. Ecco perché pur di sfruttare la vena del brasiliano, De Rossi in fase di possesso mantiene sempre un atteggiamento tattico molto accorto mentre con palla agli avversari è Balzaretti a diventare immediatamente il terzo centrale se Maicon è fuori posizione. Movimenti semplici che hanno bisogno, per diventare automatici e funzionali, di continuo addestramento; e con tre pezzi nuovi su cinque ce n’è bisogno ancor di più.

OCCHIO ALLA DIFFERENZA La difesa della Roma, nonostante De Sanctis non sia più giovanissimo, e Balzaretti e Maicon da tempo non sono più due ragazzini, non è la più vecchia del campionato. È, questo sì, una difesa più esperta di quella della passata stagione. Non bastano solo due partite, però, per fare un paragone credibile con la difesa dello scorso campionato: la Roma ha chiuso quello 2012-13 con 56 reti al passivo, mantenendo la porta inviolata soltanto 8 volte (la prima il 7 ottobre 2012 all’Olimpico contro l’Atalanta) e per un campionato da zone europee sarà fondamentale nei prossimi mesi non concedere il bis. Così come sarà importante mantenere una differenza-reti migliore: lo scorso anno la Roma ha chiuso a +15 mentre la Juventus a +47, vincendo lo scudetto con lo stesso numero di gol all’attivo della Roma, 71. Segno che in Italia si vince con la miglior difesa, non con l’attacco più brillante.

LA MEGLIO GIOVENTÙ Alle spalle dei difensori titolari, ci sono tre ragazzini, Dodò, Jedvaj e Romagnoli, più Burdisso e Torosidis. Il reparto forse avrebbe avuto bisogno di un centrale con caratteristiche diverse da quelle di Benatia, Castan e dello stesso Burdisso, ma il ds Walter Sabatini è convinto che i due ’95, Romagnoli e (soprattutto) Jedvaj rappresentino alternative affidabili, sotto tutti gli aspetti. Se mai, l’augurio è che De Sanctis possa giocare 38 gare su 38, e che poi sia titolare anche in Coppa Italia. Per ovvi motivi.

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