Roma gelata: squadra, tecnico e società sul banco degli imputati. A giugno...

Roma gelata: squadra, tecnico e società sul banco degli imputati. A giugno una nuova ‘Rivoluzione’

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IL PUNTO CGR – I fischi assordanti, la richiesta di un confronto sotto la Curva nuovamente negato (per paura di presunte intimidazioni ??), “tifiamo solo maglia” a fare da sfondo all’ennesimo crollo. La Roma cade, nuovamente, in casa trasformando l’Olimpico nel teatro dell’orrore. Nona sconfitta stagionale, quinta casalinga. Sono sei le partite perse in campionato come 14 anni fa, nella maledetta stagione dei 4 allenatori che portò la Roma ad un soffio dalla retrocessione in B.

La sconfitta patita ieri sera sotto i colpi di Cutrone e Calabria, sancisce ancora una volta il fallimento stagionale, ma soprattutto la rottura definitiva di un meccanismo, di un ingranaggio che aveva portato la Roma e i suoi tifosi ad illudersi nella prima parte di stagione. Illusoria ed evidentemente inconsistente era stata anche la reazione apparsa a tratti nelle tre recenti vittorie consecutive contro Verona, Benevento e Udinese, frutto soprattutto dei colpi di Cengiz Under. Ieri il piccolo turco non è riuscito ad incidere sul risultato, ma è certamente uno dei meno colpevoli. La città è in subbuglio, l’ambiente giallorosso comincia a distribuire colpe e ad indicare i responsabili. Sul banco degli imputati in primis i giocatori: il gruppo storico di questa squadra ha tradito ancora una volta le attese ma ciò che sconvolge di più è la pochezza agonistica, la mancanza di voglia, carattere, grinta, cuore. Caratteristiche che appartengono da sempre a chi indossa la maglia giallorossa e che il tifoso pretende forse anche più delle vittorie. Una squadra senz’anima è una squadra svuotata di qualsiasi significato emotivo. Il dettaglio tecnico è in secondo piano ma è altrettanto evidente: si difende male, concedendo reti con troppa facilità, si attacca peggio. Stupisce il crollo dei big, da Nainggolan a Manolas, da Dzeko a Fazio l’anno scorso protagonisti di una grande stagione e principali responsabili dell’ennesimo crollo.

Poi il tecnico. Eusebio Di Francesco è una persona per bene, come lo sono Luis Enrique e Rudi Garcia. Di Fra da giocatore prima e da tecnico oggi dimostra senso d’appartenenza, amore per la maglia. Ma cominciano ad essere troppi i segnali di difficoltà e la sensazione generalizzata che la Roma gli sia sfuggita di mano. In primis spicca l’incapacità del tecnico di infondere fiducia nel gruppo, di dare una scossa emotiva. Dalle sue dichiarazioni traspare apatia, nervosismo e soprattutto grande confusione. Come quella tattica: il ritorno in corsa al 4-2-4 ha prodotto gli stessi, ignobili risultati degli ultimi mesi. Nella gestione dei singoli poi altri sinistri scricchiolii, sia dal punto di vista del ruolo, sia sul piano delle scelte tra titolari e panchinari.

Per rialzarsi e terminare in maniera dignitosa la stagione serve una scintilla, una scossa che possa permettere alla Roma, seppur a fatica, di centrare la qualificazione in Champions. Una scossa che dovrebbe arrivare dalla dirigenza, anche ieri sera però colpevolmente silente dopo l’ennesima disfatta stagionale. E mentre James Pallotta da Boston fa sapere al mondo intero che il problema della Roma “sono le radio che gettano m…a tutti i giorni”, a giugno toccherà a Monchi il compito più arduo o forse più facile, visti i risultati scadenti e la relativa disaffezione che oggi la tifoseria nutre nei confronto di buona parte dell’attuale rosa: la terapia d’urto è necessaria, la squadra va resettata, rivoluzionata nel profondo, smontata e rimontata con giocatori di personalità, ma che soprattutto abbiano fame di vittorie. Sul tecnico sarà fatta un’ulteriore valutazione. Oggi Di Francesco non è in discussione, complice le poche gare rimaste e l’assenza di alternative credibili. A giugno però la situazione potrebbe cambiare…

 

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